
"Rivolgo un appello a chi ha trovato i resti di mio figlio affinché si faccia avanti e mi dica dove si trovavano, per poter almeno capire come è morto". Parole strazianti quelle che Laura Barbieri ospite della trasmissione “Chi l’ha visto?“, a distanza di anni dal ritrovamento di alcune parti del corpo del figlio. Era il luglio del 2008 quando Davide, ragazzo romano di 27 anni, si era allontanato senza alcun motivo apparente della comunità Lauhèn di Colonnetta di Prodo dove era ospite da appena nove giorni. Da allora, di lui non si è avuta più notizia per undici lunghissimi anni fino all’aprile del 2019 quando si era avuto conferma della presenza dei suoi resti.
Qualcuno, forse un contadino, un cacciatore o un cercatore di funghi, aveva infatti rinvenuto il teschio del povero ragazzo in una zona boschiva a poche centinaia di metri dalla comunità e lo aveva collocato sopra un palo per farlo ritrovare. Gli accertamenti medico legali avevano confermato, a distanza di due anni dal rinvenimento avvenuto nel 2017, che si trattava del cranio del giovane. La madre che non si è mai data pace per aver perso Davide in quel modo e il cui dolore è stato reso ancora più intenso dall’indifferenza che le è sempre stata mostrata dai responsabili della comunità, si rivolge all’anonimo che aveva compiuto quel gesto di misericordia. "In tanti anni non ho mai ricevuto una telefonata, una richiesta di contatto, nulla di nulla – dice – ho notato un atteggiamento disumano da parte della comunità, addirittura siamo stati diffidati dall’avvicinarci anche al cancello della struttura. Adesso vorrei avere un contatto con la persona che ha trovato i resti di Davide perché si potrebbero avere informazioni precise su come è morto e come si sono svolto i fatti". Il modo discutibile con cui vennero effettuate le ricerche è stato sottolineato dall’avvocato della donna mentre la conduttrice, Federica Sciarelli, ha fortemente criticato l’atteggiamento dei responsabili della Lahuèn. Nel corso di “Chi l’ha visto?“, sono state anche mandate in onda delle intercettazioni telefoniche effettuate tra due operatrici della comunità che esprimevano giudizi sprezzanti nei confronti di Davide e della madre, definita una "poraccia". Non solo, ma una delle operatrici si diceva anche convinta di aver sempre immaginato dove fosse il corpo del ragazzo. "Ho sempre pensato che fosse nel bosco, ma poi siccome tutti dicevano che non poteva trovarsi lì, ho cominciato a ragionare come tutti gi altri".
Cla.Lat.