Assisi (Perugia), 28 gennaio 2023 - "Davide ha chiesto aiuto dopo essere stato raggiunto dal colpo di fucile. Chi ha sparato non lo ha soccorso ma ha cercato di depistare le indagini". Sono queste le accuse a colui che avrebbe provocato la morte di Davide Piampiano, 24 anni, il ragazzo di Assisi, molto conosciuto, che lavorava nell'hotel di famiglia.
La persona che ha sparato è un amico di famiglia
L'incidente di caccia
Il ragazzo, appassionato cacciatore, è stato raggiunto sul Monte Subasio, durante una battuta di caccia al cinghiale, da un colpo al petto sparato da Piero Fabbri, 57 anni, molto amico della vittima e della sua famiglia. Avrebbe sparato per errore. "Credevo fosse un cinghiale", ha poi detto. L'uomo è stato arrestato. L'incidente è accaduto nel pomeriggio di mercoledì 11 gennaio a Fosso delle Carceri, nel Parco del Monte Subasio.
La telecamera
La telecamera GoPro che Davide aveva in testa, con la quale riprendeva spesso le sue battute di caccia, avrebbe filmato l'incidente e cosa è accaduto dopo. Ovvero il presunto depistaggio che Fabbri avrebbe messo in piedi secondo le accuse. Scaricando il fucile del ragazzo e disfacendosi del suo fucile e della giacca da caccia.
Assisi
E' una vicenda giudiziaria che sconvolge ancora di più Assisi quella con al centro la morte di Davide Piampiano. Attivo nello sport locale, nelle tradizioni (faceva parte della Nobilissima Parte de Sopra del Calendimaggio) e conosciuto anche per essere gestore dell'attività di famiglia, un hotel. Una svolta clamorosa per le indagini.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti la morte di Piampiano non è stata programmata dall'inizio e per questo non è stato ipotizzato alcun movente. Fabbri non voleva uccidere. Ma quando, per primo, è arrivato dal giovane sdraiato a terra e agonizzante, non ha chiamato subito i soccorsi. Gli inquirenti analizzano le immagini della GoPro. In queste si vedrebbe Fabbri che si dispera per quanto fatto. Per l'accusa l'uomo non solo ha cercato di alterare il luogo della tragedia, ma avebbe anche omesso di chiamare tempestivamente i soccorsi, avvisati dopo vari minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel frattempo era sopraggiunto.
«Tale comportamento omissivo - hanno spiegato gli inquirenti, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone - ha consentito di ipotizzare a carico dell'autore dello sparo l'ipotesi dolosa di omicidio, avendo egli con la sua scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi accertato il rischio che il soggetto colpito potesse morire».
Tra gli elementi che devono però essere ancora approfonditi quello della letalità del colpo che ha raggiunto Piampiano. Se cioè eventuali cure tempestive avrebbero potuto salvargli la vita.
Autopsia
L'esame medico legale ha evidenziato che il colpo al petto non era stato esploso a bruciapelo come invece sarebbe dovuto accadere secondo la ricostruzione che voleva il proiettlie esploso accidentalmente dal fucile del 25enne caduto in una zona impervia, interna al parco del monte Subasio.