
La presidente Stefania Proietti durante la conferenza stampa di ieri mattina per la manovra sulla sanità
È una guerra ‘mediatica’ senza esclusione di colpi quella tra maggioranza e opposizione sulla sanità. Conferenze stampa a raffica, occupazione del Consiglio, post, video, info grafiche sui social, interviste in ogni dove. Di tutto, di più, citando un vecchio slogan di Mamma Rai. Ognuno tira l’acqua al suo mulino, ognuno dà la colpa all’altro. Quello che interessa i cittadini è questo punto è che la sanità pubblica funzioni e funzioni bene, magari senza tirar fuori altri quattrini. E che le liste di attesa si riducano quanto prima.
E così ieri la governatrice Stefania Proietti in conferenza stampa ha di nuovo fatto il punto su come "stanno davvero le cose", dando il nome alla manovra fiscale: l’ha chiamata ‘salva Umbria’ "per scongiurare il salasso che ci sarebbe invece con l’alternativa del commissariamento". E ha ricordato tutti i numeri via via citati in questi giorni: dai 243 milioni di passivo di Asl e Ospedali, ai 153 milioni di attivo della gestione accentrata, quella cioè governata direttamente dalla Regione: il saldo è di - 90 milioni che la Giunta recupererà con la manovra fiscale. Ma le difficoltà sono anche provocate dal prelievo del Governo (40 milioni in tre anni) e dall’impossibilità di attingere al fondo di dotazione.
La manovra intanto ha già fatto un pezzo del suo iter: proposta di Giunta e voto in Commissione. Per cambiarla – perché qualcosa verrà rivisto – serviranno gli emendamenti in Consiglio regionale. E a quanto pare grazie al tanto invocato pay-back sanitario, meccanismo di politica sanitaria in forza del quale le aziende che forniscono i dispositivi medicali al servizio sanitario devono concorrere, pro quota, a ripianare parte dello sforamento dei tetti che le Regioni stanziano per tali prodotti, la manovrà scenderà a 80 milioni con sconti su addizionali Irpef per la fascia 15-28mila e 28-50mila euro.
L’appuntamento "per evitare il commissariamento della sanità e salvare l’Umbria" è per martedì prossimo a Roma nella sede del Ministero di Economia e finanze. Qui verrà discusso il Piano di rientro e cioè come recuperare quegli 80/90 miioni. Proietti ha spiegato l’Iter che ha tempi stretti. "La Finanziaria 2005, prevede che se dal monitoraggio dei conti fatto al Mef si accerta un disavanzo, il presidente del Consiglio diffida la Regione interessata a reperire le coperture entro il 30 aprile; a quel punto il presidente diventa commissario ad acta adottando tutti i provvedimenti del caso. Se entro maggio questi non sono adottati o sono ritenuti insufficienti, a quel punto scatterebbero gli aumenti delle aliquote al massimo per tutti – cittadini e imprese – e tutte le spese non obbligatorie sarebbero stoppate. Tutto è però più difficile perché il termine quest’anno è fissato per il 15 aprile, tra 19 giorni".