
Non c’è pace per il carcere di Perugia. Ancora un episodio di violenza, l’ennesimo, si è consumato a Capanne. "Sembra non avere fine la spirale di violenza e tensione che caratterizza da alcuni giorni le carceri dell’Umbria", commenta il Sindacato autonomo di Polizia. E’ Fabrizio Bonino, segretario nazionale del Sappe per l’Umbria, a raccontare quanto accaduto nella tarda serata di venerdì: "Un detenuto, napoletano di 50 anni, ha deciso prima di ferirsi nella sua cella e poi di aggredire i poliziotti. L’uomo si è procurato dei tagli profondi con una lametta sulle braccia, arrivando a cospargere il cancello della cella e le mura col sangue e distruggendo alcune suppellettili. Il personale di Polizia penitenziaria – continua Bonino nel racconto – ha provveduto al primo soccorso scongiurando il peggio ma l’uomo, una volta fuori dalla cella, si è scagliato con violenza contro l’agente preposto, rimasto contuso. Poi mentre veniva accompagnato in infermeria, il detenuto tentava di prendere a testate il muro. Ancora una volta, solo grazie alla prontezza del personale, si è scongiurato il peggio, ma contiamo l’ennesimo poliziotto ferito e questo non è accettabile".
Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, commenta l’ennesimo episodio violento nelle carceri umbre: "Questo nuovo drammatico evento critico di un detenuto evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia a gestire queste situazioni di emergenza. Gli istituti di pena hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma essi rappresentano un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti".
"Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso – continua Capece –. Lo dimostrano i quotidiani eventi critici violenti che accadono nelle carceri, ed in quelle umbre in particolare. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. I vertici dell’amministrazione penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo proprio una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere", conclude il leader del Sappe.