DONATELLA MILIANI
Cronaca

Diberti: "Sarò Elio Trenta, un geniale pievese"

L’artista risiede a Città della Pieve. Porterà in scena al Todi Festival la storia di chi negli anni ’30 inventò il cambio automatico

di Donatella Miliani

Si intitola “E.T. (l’incredibile storia di Elio Trenta)“ il monologo scritto da Gianmario Pagano e Luigi Diberti (nella foto) che lo ha ideato e di cui sarà protagonista in scena nello spettacolo che debutterà in prima assoluta al Todi Festival il 2 settembre. “E.T.“ racconta la storia di un giovane di Città della Pieve che fu tra i primi al mondo, e a soli 20 anni, a brevettare un cambio automatico progressivo di velocità. Storia che Diberti (attore di lungo corso di teatro, cinema e televisione che a Città della Pieve risiede ormai da anni), ha scoperto per caso, innamorandosene al punto di metterla in scena.

"In effetti è andata proprio così" racconta Diberti che ha scoperto Città della Pieve, il borgo preferito anche dal Premier Draghi, nel lontano 1987. "Decidemmo con mia moglie Marina, che qualche anno fa purtroppo ci ha lasciati, di acquistare un antico casale e di ristrutturarlo. Il borgo umbro rappresenta proprio per questo un luogo al quale sono particolarmente legato e dove, davvero casualmente, una sera ho scoperto l’esistenza di questo incredibile personaggio. A parlarmene – dice – il mio amico ’gruista’ Giuseppe Ciampani, pievese doc. Un giorno mi racconta che l’inventore del cambio automatico era stato un pievese, stroncato a 21 anni, nel ’34, dalla tubercolosi: Elio Trenta appunto. Resto folgorato dalla storia ma anche un po’ indignato dal fatto che a Città della Pieve in realtà in pochissimi conoscono quel personaggio. Ma come è possibile? mi dico. Inizio così a fare delle ricerche e scopro che questa invenzione, registrata in Italia nel 1932: il brevetto venne rilasciato dal Ministero delle Corporazioni - Ufficio delle proprietà intellettuali con il numero 298415 (foto a destra)-, era stata presentata da Trenta anche alla Fiat che però disse ’no, grazie’ perchè all’epoca la casa automobilistica di Torino era interessata alla velocità e l’assorbimento di potenza che comportava quel tipo di cambio l’avrebbe ridotta".

Quindi Trenta resta di fatto un genio incompreso?

"Più o meno. Era troppo avanti. Tanto che muore senza veder applicata l’idea che diventerà invece operativa negli Usa a partire dal 1938, quindi quattro anni dopo la sua morte".

Cosa resta di Elio Trenta a Città della Pieve?

"Una tomba con la sua foto e qualche discendente. Siamo riusciti a parlare con il nipote Bruno, figlio del fratello minore di Elio, Ario, che entra anche lui a far parte della storia. Elio era figlio di un elettricista ’Peppe della luce’, così detto perchè aveva migliorato la vita dei pievesi sostituendo le lampade a gas con quelle elettriche. Elio aveva la licenza media e aveva solo fatto l’avviamento al lavoro. Eppure era riuscito ad avere quella brillante intuizione. Io e Gianmario Pagano abbiamo ricostruito la sua breve vita aggiungendo anche parti di fantasia e facendo cenno a un altro geniale pievese, Achille Piazzai, l’ingegnere navale che, sempre negli anni ’30, progettò il celebre transatlantico Rex, il più grande mai costruito fino ad allora".

Poco più di un’ora in scena con lei Diberti nei panni di un Elio Trenta diventato grande, con i capelli e la barba bianca. A ricordare...?

"Tante cose che non posso svelare per non spoilerare lo spettacolo che vede la regia di Francesco Frangipane e che è prodotto da Argot. Come lo definerei? Lieve. In scena con me il musicista Raffaele Toninelli con il suo contrabbasso e note jazz di sottofondo, la musica che all’epoca di Trenta era proibita dal fascismo. Dopo Todi? Andremo in tournée".

Ha appena finito di girare ’Che Dio ci aiuti’ la fiction tv in cui interpreta il papà di Elena Sofia Ricci. Passerà l’estate a Città della Pieve?

"Appena sarò libero dagli impegni sì. Ho delle proposte di cinema e teatro da valutare, ma Città della Pieve è il mio cuore"

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