REDAZIONE UMBRIA

I disturbi psichiatrici? Li aggrava lo smog

Lo studio dei ricercatori del San Giovanni Battista e del Santa Maria della Misericordia collega inquinamento e accessi al pronto soccorso

Lo studio è stato condotto dai ricercatori dei due ospedali

Foligno (Perugia), 7 novembre 2019 - E’ ormai quasi scontato che l’inquinamento dell’aria può aggravare i disturbi respiratori e, in alcuni casi, scatenare l’insorgenza delle malattie tumorali. Ma la ricerca fa un passo in avanti e scopre che l’inquinamento aggrava anche i disturbi psichiatri con incremento degli accessi al pronto soccorso.

Un gruppo di ricercatori delle strutture di degenza di psichiatria degli ospedali Santa Maria della Misericordia di Perugia e San Giovanni Battista di Foligno ha infatti messo a punto uno studio per valutare l’associazione tra l’esposizione giornaliera ad inquinanti ambientali (come le polveri sottili, ozono, monossido di carbonio, NO2, rilevati tramite le stazioni di monitoraggio dell’ARPA Umbria ) e il ricorso al pronto soccorso per motivi psichiatrici dei due ospedali umbri.

«Dalle nostre ricerche effettuate su un periodo di due anni di tempo su 1860 accessi per motivi psichiatrici, è emerso che vi è una evidente correlazione tra l’inquinamento dell’aria e l’aggravamento delle citate patologie», dice il dottor Francesco Bernardini, attualmente dirigente medico all’ospedale di Pordenone. Lo studio è stato pubblicato nella prestigiosa rivista “Epidemiology and Psychiatric Sciences” ; si tratta del primo effettuato in Italia e il seconda in Europa. Alla ricerca hanno collaborato anche gli specialisti dell’ospedale di Foligno, Antonia Tamantini e Massimiliano Piselli. L’importanza dello studio – dice il professor Alfonso Tortorella, direttore della struttura complessa di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera di Perugia – consiste nel fatto che viene dimostrato come è sufficiente un aumento di 10 microgrammi di inquinamento per provocare un aumento di accessi al pronto soccorso del 10 % di pazienti psichiatrici». I ricercatori che hanno firmato la ricerca hanno voluto dedicare l’attività svolta alla memoria del loro maestro, il professor Roberto Quartesan, scomparso qualche mese fa, che quando era in servizio aveva promosso lo studio, avendone intuito l’importanza.