
La porta dell’aula si apre e ad entrare è Dante Alighieri in persona. Arrivato alla cattedra, chiede alla classe: "Ancora, dopo settecento anni dalla mia morte, la gente legge e studia la Divina Commedia. Come mai, secondo voi?". Superato un iniziale momento di imbarazzo misto all’emozione di poter parlare dal vivo con il grande ed insuperato Padre della Letteratura, qualcuno risponde: "Perché è la prima grande opera della nostra letteratura, scritta nella nostra lingua. Nel corso di questi 700 anni, mentre l’Italia era tutta disunita, in tanti si sono chiesti quale lingua dovesse parlare il popolo italiano quando fosse stato unificato e la scelta è ricaduta sulla lingua in cui sono state scritte le nostre prime grandi opere, in particolare la Divina Commedia. E’ stato Alessandro Manzoni, che era lombardo, a decidere nell’Ottocento e la scelta non poteva che essere quella. La nostra lingua è il volgare fiorentino, cioè quello di Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio e ovviamente il suo, Dante". Dante sembra felice, ma un po’ perplesso: "Ma è solo questo il motivo per cui la mia Commedia è ancora così importante? C’è qualcosa che quest’opera vi insegna?" "Certo! Ci insegna il significato di due importanti aspetti della nostra vita: il ‘libero arbitrio’ e le ‘conseguenze delle nostre azioni’. Ognuno di noi decide se comportarsi bene o male, se essere un buon figlio, un bravo fratello e un responsabile cittadino. Se le nostre scelte sono positive, otteniamo buone conseguenze: gratificazioni, complimenti, felicità; se le nostre scelte sono, invece, negative, otteniamo dispiaceri, dolori e tristezza. Un po’ come i peccatori del suo Inferno, che sono puniti in base ai peccati che hanno commesso: i golosi hanno la bocca cucita per sempre; i lussuriosi verranno spinti in eterno da un uragano, simbolo delle loro passioni sfrenate; gli eterni indecisi sono costretti a rincorrere per sempre un’inutile banderuola. A ognuno la punizione che gli spetta. Così anche per noi: se litighiamo tra noi o ci comportiamo male in famiglia, la punizione per le nostre colpe è la fine di un’amicizia o la delusione dei nostri genitori. La scelta dipende da noi".
Adesso sì, Dante ha uno sguardo raggiante: "Quindi si può dire che il senso di tutto è l’amore e il volersi bene?" "Ovviamente! Infatti anche nella Divina Commedia prima si incontrano, nell’Inferno, quelle anime che hanno scelto il male, poi nel Purgatorio quelli che si sono pentiti di averlo scelto e ne sono dispiaciuti. Infine si arriva, nel Paradiso, ad incontrare quelli che hanno sempre voluto bene e amato il prossimo".