
Il direttore della Caritas diocesana: "Nel 2016, due mesi prima della mia ordinazione, mi abbracciò e mi diede una pacca sulla spalla di incoraggiamento" .
C’è un legame forte che unisce il Papa e don Marco Briziarelli. Entrambi hanno dedicato l’esistenza agli altri. Hanno dato voce ai poveri, a chi è stato ferito dalla vita, una mano sempre tesa verso gli emarginati. Gli invisibili. E poi c’è quell’incontro, durante il Giubileo della Misericordia, che ha segnato per sempre il cammino di Don Marco. "Eravamo a Roma, era il 2016, proprio due mesi prima della mia ordinazione – racconta il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città delle Pieve e parroco della cattedrale di San Lorenzo –. Il sacerdote che mi ha confessato si alzò in piedi e disse al Pontefice che era lì vicino a noi: ’Santità, questo ragazzo fra poco sarà prete’. Il Papa si alzò e venne verso di me. Mi chiese da dove venivo, poi disse: ’Perugia, la città dei Baci. Il tuo vescovo me li porta sempre. Speriamo che don Gualtiero con te abbia fatto un investimento per la chiesa’. Alla fine mi abbracciò e mi diede una pacca sulla spalla di incoraggiamento". Don Marco si emoziona. Fa fatica a trattenere le lacrime. "È il Papa fondante di ogni mia azione in Caritas", dice. Oggi sarà con i giovani a Roma, per rendergli omaggio e salutarlo con gratitudine.
Don Marco, ha incontrato in diverse occasioni Bergoglio... "Quattro volte, per me è stato un fondamento nei miei anni di sacerdozio. È il Papa delle mie Giornata mondiale della gioventù da prete, ma soprattutto è colui che mi ha guidato quotidianamente nel servizio alla Caritas. Ricordo l’invito che fece a tutti noi direttori per i 50 anni di Caritas italiana di sciogliere le catene della povertà affinché le persone potessero continuare a riprendere il loro cammino. Ha rimesso i bisognosi al centro della Chiesa. Ci ha insegnato a guardare ai poveri come la Carne di Cristo, a chiamarli davvero fratelli. Ci ha insegnato a riscoprire la bellezza di guardare il mondo con gli occhi di chi ha apparentemente perso, perché - ci disse - con la prospettiva dei vincenti vengono tagliate fuori tante persone. La Chiesa torna ad essere invitata dal Papa a guardare tutti dal basso".
Come ha appreso la notizia della sua morte? "Stavo celebrando Messa a Santa Maria Nuova a Perugia. Erano passate le 10. Una parrocchiana mi ha dato la notizia. Un senso forte di smarrimento mi ha attraversato. Abbiamo pregato".
Gli oratori si sono incontrati a San Sisto per la giornata “Stand by me”. "Il senso di questo giorno é il ritrovarsi e prepararsi per il Grest. È un evento importante per tutti i giovani che poi saranno animatori di altri ragazzi. Un momento di fraternità, formazione preparazione per l’attività estiva. E tutti insieme parteciperemo al funerale del Papa".
Accompagna oltre 500 giovani a Roma. "Vivere l’esperienza del Giubileo degli adolescenti è importante. I ragazzi sono entusiasti, hanno capito l’importanza di essere presenti in un momento storico che fissa e fisserà il loro cammino, come lo fu per me andare in visita a Giovanni Paolo II. Ritrovarsi in piazza San Pietro, in mezzo a tutti gli altri coetanei, vivere il momento di saluto al Santo Padre resterà nei loro cuori per sempre. Sarà un altare di vita dove torneranno a guardare".