ANNALISA ANGELICI
Cronaca

Perugia, "Doppio cognome, una sentenza storica"

I docenti Papa e Caforio plaudono all’intervento della Corte Costituzionale. Più critico il senatore Pilln: "Il legame di sangue andrà sbiadendo"

La professoressa Cristina Papa

Perugia, 29 aprile 2022 - "È una sentenza storica. Con questa iniziativa la corte costituzionale ha riparato a un vulnus rispetto alle norme del diritto di famiglia del 1975". Ne è convinta Cristina Papa, docente ordinario in pensione, ora con una cattedra in Antropologia del Paesaggio all’Università di Perugia. L’argomento è quello del giorno: l’attribuzione del cognome ai figli. La Corte ha ritenuto "discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio" la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre.

"Un’altra pietra miliare nel percorso iniziato nel 1975 sull’effettiva parità tra uomo e donna nella famiglia – sottolinea l’avvocato Guseppe Caforio, docente di Diritto commerciale all’UniPg –. La materia del cognome dei figli era rimasta a un antico retaggio che confliggeva con gli articoli 2 e 3 della Costituzione. La Suprema Corte ha spazzato via ogni distinzione, in forza del principio di euguaglianza e dei diritti inviolabili dell’uomo".

La professoressa Papa guarda avanti: "Rispetto al diritto di famiglia codificato nella legge del 1975 sono intervenuti diversi mutamenti sociali che meriterebbero un accoglimento legislativo. Penso alle coppie di fatto e alla procreazione assistita. Come ritengo che sia necessario togliere qualunque distinzione sul piano nominale, tra figli naturali e legittimi, proprio perché ormai la legge non fa alcuna distinzione che siano nati o meno all’interno del matrimonio. Ecco, il Parlamento dovrebbe occuparsi di aggiornare il diritto di famiglia alle nuove sensibilità sociali". Il professor Caforio sottolinea "un problema operativo concreto sul quale la Corte, ovviamente, non è intervenuta e che riguarda la molteplicità di cognomi cui ci si potrebbe trovare di fronte. Ora ci si aspetta che il Parlamento recepisca il principio di incostituzionalità e lo trasformi in norma. Altrimenti dovranno essere gli uffici di stato civile a fissare proprie regole".

Sul doppio cognome, interviene anche è il senatore della Lega Simone Pillon: "Non sono aprioristicamente contrario. Del resto si poteva già fare, sia pure con una procedura inutilmente complessa. Dopo la decisione della Consulta pongo però alcune osservazioni. Il patronimico garantisce al figlio l’appartenenza a una stirpe, lo rende immediatamente parte di una storia e di un gruppo. La famiglia e il legame di sangue si andrà via via sbiadendo. Aumenterà la conflittualità endofamiliare, visto che la Corte ha espressamente previsto, in caso di disaccordo, il ricorso al giudice. Aumenterà la confusione: due cognomi, che rischiano di diventare quattro, otto, sedici, trentadue col passare delle generazioni. La sensazione che si tratti di un contentino per nascondere l’abbandono delle politiche familiari c’è".