REDAZIONE UMBRIA

Dpcm Natale, abitano a due passi ma non si incontreranno

Ecco le storie delle separazioni forzate da Covid. Tra Bagnaia e Corciano solo sette chilometri, però la famiglia resta divisa

Tanti gli umbri che intervengono sulla questione delle famiglie separate per Natale

Tanti gli umbri che intervengono sulla questione delle famiglie separate per Natale

Perugia, 5 dicembre 2020 - «Le mie sorelle abitano nel comune di Corciano, a circa sette chilometri di distanza da dove vivo io, a Bagnaia, ma non possiamo vederci per Natale. Paradossalmente potrei arrivare fino a Ponte Pattoli che sta dall’altro lato di Perugia, ma in prati ca non posso attraversare la strada". È l’amara considerazione di chi è costretto a vivere il distacco dai familiari nonostante li separino pochi chilometri. Ma se i comuni di residenza sono diversi, niente pranzo, cena o scambi di regali il 25 e 26 dicembre, compreso il veglione per salutare insieme ai propri cari un anno che tutti vorremmo lasciarci all e spalle.  

«Saremo una famiglia divisa: io, mia moglie e i nostri bimbi a Perugia, le mie sorelle a Migiana e Capocavallo – spiega Matteo Versiglioni, informatico di 40 anni che fino a prima il dilagare della pandemia ha attraversato l’Italia in camper con la famiglia, raccontando insieme alla moglie Valeria le loro avventure attraverso il canale youtube "5 in camper" seguito da 5mila follower. "L’anno passato il Capodanno lo abbiamo fatto nella nostra casa a quattro ruote, ma il Natale siamo stati sempre insieme al resto della mia famiglia, con i nostri genitori: siamo 4 figli e 8 nipoti, legatissimi tra noi. Ora capiremo che cosa fare il 25, ma intanto abbiamo pensato di fare una passeggiata in camper nel comune di Perugia per portare un saluto a distanza a parenti ed amici".  

Tredici chilometri è invece il tragitto che separa Diego Pignatelli, di Norcia, dai suoceri che vivono ad Arquata del Tronto, in quella fetta di territorio marchigiano al confine con l’Umbria. "Con i genitori della mia compagna siamo sempre stati insieme per le feste di Natale, neanche il terremoto ci aveva impedito di riunirci e non ce l’aspettavamo restrizioni così severe" – racconta Diego, 35 anni, imprenditore agricolo di Castelluccio – in fondo sono poco più di dieci chilometri e quest’anno i miei suoceri saranno costretti a stare soli per Natale, lontano dai figli. Non potremmo neanche andarli a trovare in altri giorni che non siano i festivi, dal momento che abitiamo in due Regioni diverse seppur a due passi gli uni dagli altri".  

Sarà un Natale diverso dal solito anche per Gaia Tomassini, insegnante perugina di 35 anni che per la prima volta non potrà trascorrerlo insieme alla zia, residente e Marsciano, a cui è legatissima fin da piccola: "A parte i periodi trascorsi all’esterno per lavoro, ogni 25 dicembre ci riunivamo a casa di mia nonna con i miei genitori, mia zia e il suo compagno. Una tradizione che, almeno per quest’anno, dovremo rimandare. A questo punto, nella previsione che l’Umbria torni in zona gialla, anticiperemo un incontro per scambiarci in anticipo gli auguri e salutarci – spiega Gaia – Eviterò comunque di mangiare a tavola con parenti ultrasessantenni anche se residenti nello stesso comune, preferisco tutelare la loro salute. In questo momento ritengo sia una priorità che non bisogna assolutamente sottovalutare". Ma ci sono anche le famiglie numerose che, pur con figli residenti nello stesso Comune, dovranno valutare come organizzarsi durante il periodo di festività.  

«Con le mie nuore , i miei nipotini e mio marito arriviamo a venti persone – racconta Sarah Aquino, madre di undici figli – "Sicuramente opteremo per degli incontri limitati con i miei genitori e zii, persone anziane che vanno tutelate. Per noi il sacrificio di aver investito tutto sulla famiglia, in questo periodo si è rivelato vincente" – conclude Sarah – "Davanti ad un’emergenza che ha separato affetti e cambiato il modo di viverli, abbiamo avuto la fortuna di stare insieme e di non conoscere il vuoto della solitudine".  

Valentina Scarponi