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Scambio di droga a scuola
Perugia, 3 agosto 2019 - E' una delle paure più grandi che si prova diventando genitore: che il proprio figlio si avvicini alla droga e che ne diventi dipendente. In Umbria nel 2019 oltre 200 ragazzini sono stati presi in carico dai Dipartimenti Dipendenze delle Aziende sanitarie. Un dato che spaventa per due motivi. Innanzitutto l’età si sta abbassando: i primi “contatti” con lo stupefacente a 12/13 anni. In secondo luogo, dal 2017 al 2019 c’è stato un incremento del 200% degli accessi al Servizio. Due motivi per avere qualcosa di più che solo timore. Nella battaglia alle “sostanze”, il Dipartimento Dipendenze dell’Asl2 con sede a Foligno, ha un ruolo di primo piano in regione. È la dottoressa Sonia Biscontini ad aiutarci a fare il quadro della situazione.
Dottoressa Biscontini, l’età dei ragazzi che si avvicinano agli stupefacenti si va abbassando...
«È così: siamo arrivati a 12-13 anni. Un limite che si è abbassato moltissimo e che va arretrando di continuo. Nel 2019, per la prima volta, abbiamo avuto pazienti al di sotto dei 14 anni».
Da quali droghe dipendono i ragazzi?
«Non è dipendenza vera e propria, è un uso-abuso. Parliamo di cannabis, pasticche e sostanze, cocaina compresa, che siano capaci di dare uno stato di eccitazione. Più raro, invece, è il consumo di eroina. Poi c’è l’alcol, che sempre più spesso viene associato alle droghe: prima si beve, poi si assume lo stupefacente».
Perché si arriva alla droga?
«Le cause sono sempre connesse con un disagio relazionale, familiare, o comunque difficoltà emotiva , una situazione di poco controllo e trascuratezza, o difficoltà di relazione all’interno della famiglia stessa».
E alle volte proprio i familiari non si rendono conto...
«Si è troppo concentrati su altro: problemi di lavoro, economici, spesso problemi di coppia. Le famiglie spesso sono poco concentrate sui figli».
I ragazzi come arrivano al Servizio?
«Nella maggior parte dei casi, spontaneamente. Vengono da soli, poi li convinciamo a portare i genitori. Riusciamo a farli venire perché il passaparola funziona: tra loro si dicono ‘al servizio ti aiutano’. In parte minore arrivano segnalati dai genitori, dalla prefettura o dal tribunale dei minori»
In cosa consiste il vostro intervento?
«Dipende dall’età: il primo obiettivo è agganciarli, agli operatori e al servizio. Poi instaurare un rapporto fiduciario così che portino i genitori perché l’intervento su un minore riesce se si riescono a cambiare le dinamiche familiari».
Poi c’è un altro tipo di dipendenza che ha a che fare con la tecnologia...
«Molti ragazzini arrivano con dipendenza senza sostanza, da videogiochi e internet. Non vanno più a scuola, non vivono in famiglia, abbandonano i legami sociali e si chiudono in camera. In questo caso interveniamo anche a domicilio».