Due anni piuttosto che i “canonici“ tre per una sentenza nel merito. Trentaquattro giorni per la decisione su un giudizio cautelare contro i 47 di media, 23 contro i 26 per quello in materia di appalti, 97 contro 107 nel caso in cui il giudizio sul tema degli appalti sia di merito. Sono i numeri del Tar dell’Umbria, come emergono dalla relazione con cui il presidente Pierfrancesco Ungari ha inaugurato l’ultimo anno giudiziario. Numeri ottenuti, viene sottolineato, nonostante le criticità legate all’organico, tanto più in un anno come il 2023 nel quale si sono registrati l’avvicendamento del presidente e il trasferimento di un giudice esperto, sostituito da un giudice di prima nomina che, come prevede la legge, usufruisce di una riduzione dei carichi lavorativi. E a fronte dell’importante impegno conseguenti ai procedimenti legati alla legge Pinto (che prevede il diritto all’equa riparazione per il mancato rispetto del “termine ragionevole” di durata del processo) e alla competenza su Roma degli uffici perugini.
La media, insomma, nel 2023, del tempo necessario per la definizione dei ricorsi nel merito "si conferma ampiamente al di sotto del triennio dal deposito e si avvicina al biennio" conferma il presidente Pierfrancesco Ungari.
Andando nel dettaglio, dei procedimenti definiti negli scorsi 12 mesi - 501 nel merito, 227 in rito e 13 decreti decisori - 50 erano stati presentati nello stesso anno, 408 nel 2022, 143 nel 2021. L’ambito nel quale si muovono i ricorsi presentati al vaglio del Tar sono stati gli appalti pubblici (circa il 12% dei ricorsi ordinari), il diritto urbanistico ed edilizio (13,6%, tra i quali numerosi relativi a impianti di telecomunicazione e impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili), la sanità e l’istruzione pubblica, la normativa sulle armi (soprattutto ad uso venatorio, ancora molto diffuso in Umbria), le misura agevolative per le imprese, il soggiorno degli stranieri.