
Due fiumi e una cascata: Marmore tra mito e realtà
Il fiume Nera scorre impetuoso a pochi metri dalla nostra scuola. È bello fermarsi ad ammirarlo, un intero ecosistema gira intorno alle sue acque limpide. Uomini, piante e animali: ciascuno si giova del fiume a suo modo. È talmente importante che sono fiorite tante leggende per spiegarne l’origine e il percorso, le conoscono bene i nostri nonni. La più affascinante risale all’epoca romana e narra la storia di un amore intenso. Un amore che portò alla nascita della Cascata delle Marmore, il salto artificiale più alto d’Europa. La bellissima ninfa Nera, figlia del dio Appennino, si innamorò del giovane Velino, un semplice pastore. Nonostante il suo sentimento fosse ricambiato, l’amore tra un mortale e una divinità non poteva essere tollerato a lungo dagli dei. Durante un banchetto, Giunone, venuta a conoscenza del loro legame proibito e forse invidiosa, decise di punire la ninfa. La rapì, portandola in cima al Monte Vettore, dove la trasformò in un fiume. Nera, piangendo a dirotto, cominciò a scorrere fino ad arrivare alla rupe di Marmore, dove aveva incontrato Velino la prima volta. Intanto una sibilla aveva rivelato al pastore la triste sorte della sua amata. Velino, trafitto dal dolore, si gettò dallo stesso promontorio per farla finita. Per fortuna intervenne il signore degli dei: Giove, mosso a compassione, premiò questo amore senza confini, regalando il lieto fine. Durante il volo trasformò Velino in acqua: gli amanti furono finalmente riuniti e i due fiumi fusi insieme per sempre.