
di Alessandro Orfei
Un vero digiuno dei social, una disintossicazione partita come un esperimento e che invece si è rivelata più difficile del previsto. È quella che ha portato avanti Andrea Vannini, raccolta poi in un libro dal titolo evocativo: ‘Off line’, presentato ufficialmente sabato scorso. Vannini è un vigile del fuoco, un passato con un impegno politico diretto e appassionato. Qualche mese fa la sua idea, quella di verificare la propria ‘dipendenza’ dai social nata dal dato che i moderni smartphone riportano all’attenzione, quello cioè del tempo di utilizzo. Per quello di Vannini eravamo ad una media di 2 ore giornaliere.
"Quando sono partito per questo esperimento non ero sicuro che avrei avuto qualcosa da scrivere – racconta – perché probabilmente minimizzavo il tipo di avventura che mi accingevo a vivere. Che non sarebbe stata una passeggiata l’ho capito il primo giorno di ‘digiuno’, quando alle 9.30 avevo già fatto il primo accesso a Facebook e il primo giorno ho registrato 16 accessi". E la ‘disintossicazione’ ha fatto attraversare momenti di ansia, fino alla nuova prospettiva: "Si scoprono i tempi morti, che sono vita. Ogni volta che stavamo in fila per qualsiasi cosa andavamo sui social. Esiste invece una vita e ti puoi rendere conto che il tempo che trascorri in quel modo è davvero tanto. Due ora al giorno – ha detto Vannini – fanno un mese all’anno e un anno ogni 12 anni". Vannini, nella sua esperienza, sottolinea di aver capito che "i social sono uno strumento utile, ma che serve utilizzarli, non farsi utilizzare. Perché si vive in un mondo parallelo che ha un impatto evidente sul nostro stato d’animo. Ci esponiamo ad una serie di informazioni eccessive, che possono danneggiare il nostro umore".
L’autore spiega anche come sia più semplice smettere di fumare, piuttosto che staccarsi dai social. "Ne ho capito la pericolosità – riferisce – quando, al mare con mio figlio che ha tre anni, stava guardando un cartone dal cellulare e ha fatto scorrere in alto le notifiche, senza aver mai preso in mano un telefono. Il pericolo dei social è l’automatismo, che ti lascia senza fiato e ti influenza il pensiero. Io, dopo un mese senza social, sono un uomo molto più centrato e focalizzato".