Le imprese umbre di capitali (S.p.A., S.r.l. cooperative, S.a.p.a) in questi ultimi anni hanno investito in tecnologia, hanno aumentato gli addetti, si sono capitalizzate e il risultato è che hanno aumentato la produttività del lavoro più delle regioni di confronto Marche e Toscana,
che pure sia in termini di investimenti che di addetti e di capitalizzazione non hanno certo fatto
male. La produttività del lavoro, nelle imprese umbre di capitali, era di 42mila 130 euro nel 2019 ed è cresciuta a 51mila euro 826 nel 2022, più elevata di Marche (46mila 241 euro) e Toscana (51mila 051). E’ il quadro emerso dall’incontro “L’economia umbra e il bilanci delle imprese”, organizzato dalla Camera di Commercio dell’Umbria, in collaborazione con la filiale di Perugia della Banca d’Italia e l’Ordine dei del dottori commercialisti dell’Umbria.
A presentare i dati del Rapporto , il professor Luca Ferrucci, ordinario al Dipartimento di Economia dell’Università. L’economista ha esposto in anteprima la “regola empirica del +0,8%” da lui individuata, scoprendo che, sulla base dell’andamento del Pil negli ultimi 15 anni, l’Umbria amplifica l’andamento del proprio Pil rispetto a quello nazionale a seconda che quest’ultimo abbia un andamento inferiore o superiore al +0,8%. In altre parole, se il Pil italiano cresce sopra il +0.8%, l’andamento del Pil umbro è migliore della media nazionale, se invece il Pil nazionale ha un andamento inferiore al +0,8%, quello umbro amplifica il dato negativamente, registrando un andamento peggiore del Pil medio italiano.
"Per superare le debolezze regionali - dice il presidente della Camera di commercio Giorgio Mencaroni – si deve intervenire certo in aiuto delle imprese, ma bisogna anche costruire un tessuto sociale coeso e fare network tra le Istituzioni. La situazione umbra non presenta situazioni eccessivamente diverse rispetto agli altri, se non il fatto che abbiamo qualcosa percentualmente in meno nelle fasce medio-alte ed alte (nella fascia di reddito oltre 120mila euro lordi, ad esempio, nelle Marche c’è lo 0,56% dei contribuenti, in Toscana lo 0,76% e in Umbria lo 0,52%, ndr). Ma nel misurare l’economia reale – conclude Mencaroni - non dimentichiamo di dare valore anche al ‘vivere in Umbria".
Silvia Angelici