Le reazioni non si sono fatte attendere in Umbria all’elezione di Donald Trump a presidente degli Usa. E il tema è subito diventato ‘battaglia’ elettorale, dato che fra dieci giorni si andrà al voto. Con la destra che esulta e la sinistra molto preoccupata. "La vittoria di Trump - scrive Augusto Marchetti, segretario della Lega Umbria - è una boccata d’ossigeno per il mondo libero. Il popolo americano ha detto basta alla menzogna e all’arroganza dei Democratici, espressione di un’élite lontana dai veri valori della gente comune e dell’America profonda. Trump ha trionfato nonostante tutto: pallottole, processi, accuse e tentativi di delegittimazione. Oggi l’America celebra la vittoria della verità contro l’ipocrisia, della libertà contro il pensiero unico. L’America ha scelto valori, sicurezza e stabilità, in contrasto netto con il relativismo e la confusione. Questo è un segnale di speranza anche per noi: il mondo vuole tornare a camminare sulla strada della dignità e del coraggio, senza farsi intimidire dai burattinai della propaganda che anche in Umbria stiamo sperimentando in queste elezioni regionali". Poi c’è Marco Squarta, parlamentare europeo di Fratelli d’Italia: "La sinistra è stata sconfitta ancora una volta. Dopo l’Europa, anche l’America sceglie la strada dei valori e dell’identità, lasciando indietro l’élite progressista. Da una parte, abbiamo le star, i media e i poteri forti, dall’altra, la voce autentica del popolo. Questa vittoria dimostra che le persone chiedono una politica concreta, vicina ai bisogni reali, capace di difendere sicurezza, radici e comunità. Una politica che risponde alle necessità vere di chi lavora e rispetta le regole. Il messaggio è chiaro: il vento sta cambiando, e soffia forte dalla parte di chi non vuole arrendersi a un sistema che non lo rappresenta più".
Di diverso stampo Marko Hromis, consigliere comunale del Pd: "La vittoria di Donald Trump, che con la paura negli occhi, in diversi prevedevamo (senza voler fino in fondo credere a noi stessi) si è materializzata Sarà lui il Presidente degli Stati Uniti, con 91 capi di imputazione e 34 condanne nel curriculum. E mai come oggi è fastidioso rivendicare di aver avuto ragione nel vedere da lontano ciò che stava arrivando. Casualmente in queste ore viene fatto fuori da Netanyahu, il ministro della Difesa Gallant, il più vicino all’amministrazione democratica americana. Un altro segnale a cui immagino ne seguiranno molti altri".