C’è chi salva vite praticamente tutti i giorni. E stavolta non è una frase fatta. Una giornata vissuta con chi lavora quotidianamente per affrontare le emergenze. Stiamo parlando dei tecnici e dei medici del "Nibbio", l’elicottero a disposizione per l’elisoccorso, con base all’aeroporto di Foligno.
La ‘macchina’ è complessa e non riguarda solo i componenti dell’elisoccorso. Si parte dagli operatori del 112 e del 118 che gestiscono la prima chiamata, quella che arriva dal luogo dove è necessario intervenire. Ci sono poi i membri del Soccorso Alpino Speleogico dell’Umbria che hanno un ruolo fondamentale nelle missioni.
Per toccare con mano il funzionamento della complessa macchina organizzativa, abbiamo preso parte alle esercitazioni semestrali organizzate presso l’aeroporto di Foligno. La chiamata arriva al 112, numero unico per le emergenze, e viene processata in poche decine di secondi. "A quel punto – come sottolinea Francesco Borgognoni, direttore regionale della Centrale Operativa 118 - viene immediatamente geolocalizzato il paziente e compilata una scheda elettronica con i dati forniti e viene subito contattata la centrale operativa del 118, con sede all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Qui inizia il dispatch, momento fondamentale per capire che cosa sta succedendo. Si comincia con l’intervista telefonica: sintomi, stato di coscienza, attività respiratoria e neurologica, funzioni vitali, anamnesi, eventuali terapie alla quali il paziente si sta sottoponendo. Da qui l’attribuzione del codice di gravità, poi la scelta del mezzo di soccorso, l’istruzione all’utente sulle manovre da effettuare pre-arrivo dei mezzi di soccorso e il supporto informativo ai soccorritori fino all’arrivo sul posto".
Quando suona la campana, all’aeroporto, non c’è un attimo da perdere. "Il comandante riceve la chiamata, prende le coordinate del punto di intervento – fa notare Stefano Cristallini, responsabile del servizio Elisoccorso - e conferma se può volare o meno in base alle condizioni meteo. Medico, infermiere e tecnico del Soccorso Alpino e Speleogico dell’Umbria salgono sull’elicottero. Il tecnico è il primo che si cala dal mezzo di soccorso con il verricello. Una volta toccata terra sistema il punto in modo che medico e infermiera possano agire in sicurezza. Elicottero in hovering, recupero paziente dentro la barella in rotazione attraverso una vela che fa da timone per gestire il flusso d’aria che arriva dall’alto, situazioni critiche alle quali ci abituiamo con l’addestramento".
Ruolo fondamentale quello del tecnico del Sasu, il Soccorso Alpino e Speleogico dell’Umbria che il presidente Matteo Moriconi definisce: "Il braccio operativo del 118. La nostra non è una scuola di alpinismo o di speleologia, noi facciamo soccorso. Siamo professionisti delle montagne, dai 18 ai 45 anni, guide alpine, escursionisti. Dopo aver superato la selezione, attraverso una prova cross, tra cui una prova atletica su un dislivello di 1000 metri e prove di arrampicata e di movimentazione in grotta e in meandri si può entrare a far parte del Sasu". Perché scegliere di lavorare nell’emergenza? "Perché è un modo per fare del bene". La missione più bella? "Per me – chiosa Cristallini – il salvataggio di un bimbo a Massa Martana. Quel bambino adesso sta crescendo e sta bene e credo che non ci sia soddisfazione più grande".