Perugia, 5 settembre 2023 – Nel capoluogo umbro ogni cento abitazioni disponibili, siano esse ville, appartamenti, mono o bi-familiari, ben venti sono libere, vuote, disabitate. E nonostante questo si continua a costruire. I dati dell’Agenzia e dell’Istat, rielaborati dal Sole 24 Ore, testimoniano come il capoluogo sia una delle città italiane dove ci sono più spazi da riempire, con l’intera provincia che è tra le 25 in Italia con un numero di fabbricati residenziali più alto.
Le abitazioni accatastate alla fine del 2022 a Perugia è pari a 89.675, con un tasso di occupazione dell’80,6 per cento. Il 19,4% (circa 18mila) insomma è vuoto, libero, sfitto e l’occupazione negli ultimi dieci anni è cresciuta del 3,9 per cento.
Secondo l’Agenzia delle Entrate il patrimonio catastale abitativo è aumentato nel nostro Paese in media del 5% dal 2011 al 2021 e questo vorrebbe dire che a Perugia sono state costruite tra le 4 e le 5mila abitazioni in quei dieci anni, quasi tutte abitate a questo punto visto l’aumento del tasso di occupazione.
E Perugia va fatto notare non è tra le realtà messe peggio, anche se la cugina Terni fa molto meglio: tasso di occupazione all’83, per cento e crescita nell’ultimo decennio del 2,4%. Ma i dati raccontano come la provincia di Perugia non brilla per la presenza di cemento e non solo per l’occupazione del suolo (che calcola anche le infrastrutture diverse dagli edifici): il territorio provinciale è tra il 22esimo e 30esimo posto per numero di abitazioni, compreso in una forbice tra 350 e 450mila unità (Terni ne ha meno di 150mila), il numero però di case ogni abitante è al minimo, cioè 0,5 ogni residente, con Terni che ha una densità maggiore rispetto ai fabbricati (tra 0,6 e 0,7): un dato che ricomprende quindi sia il numero di componenti famiglia che la superficie delle unità abitative.
E proprio la superficie media è tra 80 e 90 metri quadri nelle due province. Abbastanza elevato anche il numero di uffici o studi privati in provincia di Perugia: tra i 5 e 10mila, con Terni a quota 3-5mila.