Emergenza: il lavoro che non paga: "Nel privato un addetto su tre prende meno di 850 euro al mese"

Studio della Cgil: la discontinuità occupazionale è la prima causa di povertà. Tra i più penalizzati i giovani e le donne. L’allarme del sindacato: "Contratti a scadenza più bassi della media nazionale" .

Forse tra i nuovi poveri segnalati dalla Caritas ci sono proprio loro: quel 30% e passa di lavoratori privati che guadagnano dagli 800 agli 850 euro al mese. Per lo più sono giovani, sono donne e hanno contratti “pirata“, come ebbe a definirli un sindacalista. "È evidente che in Italia c’è una gigantesca questione salariale, ma in Umbria questo è ancora più vero - afferma Maria Rita Paggio, segretaria generale della Cgil dell’Umbria - Se passiamo dal lordo al netto, risulta che, nel 2022, 70mila lavoratrici e lavoratori nella nostra regione hanno guadagnato l’equivalente mensile di 850 euro. E la situazione non è certo migliorata nel 2023, anno in cui l’inflazione è schizzata alle stelle, con le città umbre che hanno fatto registrare dei record negativi". Dati emersi da uno studio dell’Ufficio Economia dell’Area Politiche per lo Sviluppo della Cgil nazionale, su dati Inps, e resi noti in una conferenza stampa, in occasione della quale sono stati illustrati anche i referendum proposti dal sindacato. "La discontinuità lavorativa è la prima causa di povertà - aggiunge Paggio –. Per questo i nostri referendum sono una prima risposta all’emergenza".

Oltre i numeri ci sono storie di disperazione e di precarietà, dunque di insicurezze. Di under 30 che se ne vanno altrove in cerca di un futuro migliore. Basti pensare a quegli oltre 70mila addetti, dipendenti del settore privato che si mettono in tasca mediamente meno di 10,3 mila euro lordi annui. E’ l’esercito del lavoro discontinuo: nel corso degli anni si è andato allargando fino a raggiungere oltre il 60% del totale dei dipendenti del privato (226.599) nella nostra regione. "Salari bassi - conclude Paggio - che in Umbria precipitano. Mediamente, infatti, nella nostra regione un dipendente privato (esclusi settore agricolo e domestico) guadagna 20.222 euro lordi l’anno, contro i 22.839 della media nazionale. Ma i redditi più poveri si concentrano, come detto, nel lavoro discontinuo. Sono circa 100mila, in Umbria, le persone accomunate dalla discontinuità lavorativa, con salari medi che non superano, nei migliori dei casi, i 18.500 euro lordi annui".

Silvia Angelici