REDAZIONE UMBRIA

"Esplosione, processateli per omicidio doloso"

È la richiesta dei Pm riguardo alla tragedia del maggio 2021 a Canne Greche di Gubbio. Due le vittime: Samuel, 19 anni, ed Elisabetta, 52

Lo striscione con il volto sorridente di Samuel Cuffaro sovrasta l’ingresso dell’auditorium dell’istituto Capitini. Intorno gli amici che attendono. All’interno, davanti al gup Angela Avila, accusa e difesa si alternano per le conclusioni in vista di una decisione che dovrebbe arrivare il 25 gennaio, dopo le repliche delle parti già messe in calendario. All’udienza assistono i familiari del ragazzo morto a 19 anni nell’esplosione del laboratorio di cannabis light, avvenuto il 7 maggio del 2021, in località Canne Greche di Gubbio. A perdere la vita nella stessa tragedia anche Elisabetta D’Innocenti, che di anni ne aveva 52.

In aula, a fianco all’avvocato Marco Marchetti, siedono uno dei figli e il marito della donna. Non c’è Alessio Cacciapuoti, anche lui giovanissimo, anche lui al lavoro per produrre cannabis legale, abbassandone il livello di thc attraverso una procedura di "lavaggio" con il pentano, che è il fulcro del processo nel quale ai 5 indagati vengono contestate le ipotesi di omicidio doloso, lesioni dolose e omissione dolosa di cautele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. "Non passa giorno che non pensi a Samuel ed Elisabetta, a quello che è successo. Ma ogni volta è una ferita che si riapre, è rivivere quei momenti drammatici, ma spera che si accerti la verità e che venga fatta giustizia" spiega l’avvocato Francesca Pieri tramite la qualeCacciapuoti e i suoi familiari si sono costituiti parte civile. L’opificio era riconducibile a due aziende, una dedita alla coltivazione di specie, piante aromatiche e farmaceutiche, l’altra alla commercializzazione all’ingrosso di fiori e piante, i cui amministratori sono sul banco degli imputati insieme al proprietario dell’immobile che, secondo la ricostruzione della Procura, di fatto sarebbe stato un socio occulto. Per loro il pm Gemma Miliani ha chiesto il rinvio a giudizio. "Sin dai primi mesi – aveva ricostruito la Procura guidata da Raffaele Cantone – si era ipotizzato che l’incendio potesse essersi verificato in conseguenza alla tecnica utilizzata per l’abbattimento del thc della cannabis, ‘inventata’ da uno dei soci ed utilizzata al di fuori da ogni autorizzazione". Allo stesso modo, per l’accusa, senza alcuna misura di sicurezza, sarebbe avvenuto lo stoccaggio del pentano, sostanza altamente infiammabile utilizzata per la procedura, che avrebbe saturato gli ambienti del laboratorio con i suoi gas.

La difesa degli amministratori delle aziende ha chiesto che il reato venga riqualificato, evidenziando alcune carenze nella ricostruzione accusatoria. I quattro sono difesi dagli avvocati Monica Bisio, Gervasio Paolo Cicoria e Donato Bugno. Per il proprietario dell’immobile, invece, l’avvocato Luca Maori, ha sostenuto l’estraneità ai fatti contestati, ribadendo come le contestazioni non possono essergli rivolte, essendo stato solo uno sporadico collaboratore dell’azienda. Inoltre, ha aggiunto l’avvocato, se ci fosse stata volontà nelle azioni contestate, questa sarebbero state "intenzioni suicide, visto che per una pura causalità gli stessi imputati non sono rimasti coinvolti nell’epslosione".

Luca Fiorucci