
Eventi Ecco ’Perugia, la città della domenica’
di Sofia Coletti
"Mi piace sfiorare l’anima delle città, con letture oblique e particolari, sempre in cerca del non omologato, del trasversale". Giuseppe Sansonna (nella foto, con Nicoletti), autore e regista, parte da qui per raccontare il suo documentario, “Perugia. La città della domenica“ che venerdì alle 21 verrà presentato in anteprima assoluta alla Sala dei Notari, in un evento a ingresso libero promosso da Rai Cultura, Rai Umbria e Comune. Poi il documentario si vedrà domenica alle 22.10 su Rai 5 per il ciclo “Di là dal fiume e tra gli alberi“, con varie repliche e sarà disponibile su RaiPlay in attesa dell’approdo su Rai 3.
Sansonna, ma come si racconta Perugia?
"Il mio documentario “incontra” la città attraverso le sue storie, è un racconto corale di più voci. Una di quelle trainanti è di Gianluca Nicoletti, perugino doc, voce storica della radio: ho costretto la sua effervescente immaginazione a un amarcord e la sua condizione di esule volontario si intreccia al rapporto tra immaginazione e memoria che inizia dal particolare e diventa universale".
Quanto conta la memoria?
"Moltissimo, in una città che vive intorno a Corso Vannucci dove a seconda delle stagioni e dei luoghi si consumano appartenenze politiche, sociali, amori, passioni. E’ una questione di prospettive: da qui nel 1922 è partita la Marcia su Roma e da qui, una quarantina d’anni dopo, Aldo Capitini fa partire la Marcia della Pace".
Un approccio che predilige?
"Quello del racconto della provincia non “provinciale“, basato sul bieco folklore o su un riflesso mediocremente identitario. Amo ripercorrere la memoria visiva dei posti e nella mia opera c’è una famiglia di fotografi, i Natalini Fratticioli. Nei loro scatti c’è il transito estemporaneo della storia, Bartali e Coppi, Silvana Pampanini: il mito passa in un posto dove la provincia è solo apparente".
Testimonianze eccellenti?
"Una memoria straordinaria, magnetica e toccante è quella di Filippo Timi, per me il più grande attore italiano degli ultimi trent’anni. La sua è una memoria di voci aspre e selvatiche che collega al suo limite visivo. Rievoca immagini di volti e paesaggi della città, di infanzia e di carnevali".
Le piacciono i cortocircuiti?
"Molto, nelle città cerco i paradossi. Penso ai repertori meravigliosi di Michele Patucca, che fonde le tecnologie d’avanguardia con la voglia di riesumare schegge e fantasmi del passato che vivono su vecchie pellicole. E poi ci sono le voci di Fabio Melelli, docente del cinema italiano nel mondo e di Lamberto Boranga, portiere e cardiologo aperto all’imprevedibilità della vita. Ognuno parla di sé e delle sue passioni in relazione alla città, in tutti c’è affetto e simpatia".
Perché ha scelto questo titolo?
"Perché il racconto prende spunto dalla Città della Domenica, luogo straordinario inventato da Mario Spagnoli: surreale, assurdo, sospeso nel tempo e un po’ inquietante con i suoi manichini anacronistici in mezzo ai bisonti. E mi piace l’idea della domenica che unisce sacro e profano, goliardia, rovesciamento della quotidianità e sacralità. E’ anche il giorno da trascorrere a Perugia, così al centro dell’Italia".
Ci racconta la sua carriera?
"Vengo dal documentario e ho cercato di travasare una cifra autoriale nel mio approccio televisivo. Mi piacciono le biografie, ho realizzato ritratti di Zeman, di Carmelo Bene e Tomas Milian cercando tutte le sfumature. Sarà così anche per Perugia, con glorie, contraddizioni, interrogativi, aperture sul futuro".
Cosa si aspetta dalla proiezione alla Sala dei Notari?
"Spero che piaccia a tutti, è un grande omaggio alla città ma non “da santino“. C’è molto affetto ed è divertente, con un po’ di gusto goliardico".