LUCA FIORUCCI
Cronaca

Fatture false per 76 milioni di euro. Reati tributari: denunciati in dodici. Nel mirino scambi illeciti di preziosi

I controlli della Finanza su una società con sede a Montefalco: “giro“ di operazioni inesistenti per eludere il fisco e non pagare 16 milioni di euro di imposte. In ballo commerci di argento, oro, rodio, platino e palladio.

Le indagini sono state condotte dagli agenti della Compagnia di Foligno sotto la direzione della Procura della Repubblica

Le indagini sono state condotte dagli agenti della Compagnia di Foligno sotto la direzione della Procura della Repubblica

Fatture false per quasi 77 milioni, crediti d’imposta costruiti ad hoc attraverso quelle che vengono considerate false compravendite. Tutto per eludere il fisco e non pagare qualcosa come 16 milioni di euro di imposte. È quanto accertato dalla Guardia di finanza in controlli specifici nel settore del commercio di preziosi. Nel mirino delle Fiamme gialle è finita una società con sede a Montefalco presso lo studio di un professionista. L’azienda, in base alle indagini svolte, tra il 2017 e il 2023, avrebbe emesso fatture false per operazioni inesistenti per un valore complessivo, come detto, di oltre 76,7 milioni di euro, con un’Iva evasa pari a 16 milioni di euro.

Le indagini, condotte dalla compagnia di Foligno sotto la direzione della Procura della Repubblica di Spoleto, sono durate cinque anni e, riferisce il comando provinciale di Perugia della Finanza, sono state svolte con un approccio "trasversale" coinvolgendo plurimi settori operativi del Corpo, tra cui l’ambito valutario, penale e tributario. Il presunto capo dell’organizzazione, assistito da un consulente fiscale locale e da altri dieci complici operanti in Umbria, nello specifico a Montefalco e Spoleto, e nel Lazio, ovvero Roma e nell’hinterland capitolino, avrebbe orchestrato un meccanismo di false fatturazioni per ottenere un indebito credito d’imposta di dimensioni milionarie.

A seguito dell’inchiesta, 12 persone sono state denunciate per reati tributari, tra cui l’emissione e l’utilizzo di fatture false e la dichiarazione infedele. Il sodalizio criminale avrebbe orchestrato una serie di scambi illeciti di metalli preziosi, tra cui quintali di argento in rottami, numerosi chili di oro, rodio, platino e palladio. Le transazioni, contraddistinte da "un’evidente falsificazione documentale" secondo quanto rilevato nel corso dei controlli, sarebbero state realizzate senza alcun giustificativo di trasporto o, nei rari casi in cui era presente una documentazione, con errori formali evidenti e grossolani. Particolarmente sospetta è stata la figura dei fornitori, alcuni dei quali risultati letteralmente dei finti commercianti.

Dalle verifiche, infatti, sono risultati privi di una struttura aziendale anche minimale, senza beni strumentali e dipendenti, a fronte di un volume di affari importante. Infatti, documentalmente sarebbero stati in grado di gestire operazioni commerciali di elevata portata. Ulteriore elemento che ha acceso il faro delle fiamme gialle sulle operazioni. In un caso, uno dei presunti fornitori è risultato essere in realtà un dipendente di una parafarmacia e non un imprenditore nel settore dell’oro.