I due lunghi anni di assenza hanno reso ancora più intensa, suggestiva, coinvolgente oltre che assai partecipata, nelle presenze e nei valori, la Processione del Cristo Morto che la sera del Venerdì Santo è tornata a riproporre ed a "far rivivere" il dramma divino. Annunciata dalle "Battistrangole", il cui suono è di per se stesso un reiterato lamento, aperta dai "Sacconi" (membri della Confraternita di Santa Croce della Foce) che "mostrano" i "simboli" della Passione, la processione, come sempre molto numerosa e composta, con al centro le statue del Cristo Morto e la Madonna Addolorata, è sfilata per le vie del centro storico, tra due autentiche ali di folla che ha colto l’occasione per tornare ad apprezzare una celebrazione autentica per tradizione e valori. L’una e gli altri richiamati dalla colonna sonora del "Miserere", canto penitenziale a più voci ricevuto per via orale, eseguito da due cori che si alternano tra loro e con quello delle "Pie donne". Spettacolari, ma dal profondo significato, i "focaroni" e le fiaccole che lungo tutto il lungo itinerario illuminano monumenti e la rappresentazione itinerante. Iniziata, alla partenza dalla Chiesa di Santa Croce, con la cerimonia dell’"unzione delle piaghe di Gesù", affidata ad alcune donne ucraine, testimoni del calvario che sta vivendo la loro patria, si è conclusa nella chiesa di San Domenico con una riflessione del Vescovo Luciano Paolucci Bedini. "Finalmente - ha detto il Presule – siamo tornati ad accompagnare con il canto della fede il dolore e la tristezza per la morte di Gesù. Finalmente. Perché questo dolore e questa tristezza contengono tutto il dolore del mondo, che solo Dio sa raccogliere e disarmare". Prima "quello di questi due anni di emergenza sanitaria, con le sue sofferenze e i suoi morti", ora "quello di popoli fratelli che si fanno la guerra, provocando enormi ferite e distruzioni, perché hanno smarrito la fiducia nel dialogo e si esercitano solo al linguaggio delle armi"..
g.b.