Spoleto, 28 marzo 2025 – “Laura voleva un figlio già da un po’”. A confermarlo è una conoscente che quando ha appreso la notizia dell’assassinio della 37enne, vicedirettrice del supermercato Tigre, uccisa dal marito, e il presunto movente del delitto, è rimasta sotto choc. Che la questione dell’eventuale gravidanza tenesse la coppia sulle spine da tempo, lo confermano anche colleghe e colleghi della vittima. Insomma, il fatto che a scatenare la furia assassina del marito, Gianluca Romita, in carcere con l’accusa di omicidio volontario, sia stato quel figlio che la moglie desiderava e lui no, con il passare delle ore sembra perdere consistenza. Come mai, se la questione era conclamata, mercoledì mattina è sfociata in quella brutale aggressione. Un movente che dovrà essere confermato, così come la dinamica dei fatti, perché al momento l’unica certezza è che Laura Papadia è morta per soffocamento, probabilmente strangolata. Con cosa? Non è chiaro. Non a mani nude, perché i segni sul collo non sarebbero così evidenti. Quindi si cerca una possibile “arma“ del delitto, una calza, una sciarpa, qualcosa di simile. Nessuna traccia di sangue nell’appartamento, con la donna rinvenuta a terra in pigiama, nella camera da letto. Sul corpo ci sarebbero dei segni non meglio precisati e bisognerà capire se c’è stata una colluttazione e se la vittima abbia tentato di difendersi. Oppure no. Potrebbe anche essere stata aggredita nel sonno. Ma in questo caso il delitto sarebbe sicuramente premeditato.
Alcune risposte sono attese dall’autopsia. Intanto c’è un altro “buco“ da riempire. Secondo i rilevamenti del medico legale la donna sarebbe morta tra le 5 e le 7 , ma l’uomo avrebbe dato l’allarme solo qualche ora più tardi, tant’è che agenti e vigili del fuoco hanno fatto irruzione in casa solo dopo le 10. Cosa ha fatto Romita tra il delitto e l’intervento della polizia al Ponte delle Torri dove lui voleva farla finita? Ha chiamato qualcuno oltre alla ex moglie a Oristano, che ha avvertito i carabinieri? Il traffico telefonico di quelle ore è sotto la lente degli inquirenti. L’uomo, rinchiuso da mercoledì sera nel carcere di Maiano, è difeso dall’avvocato Manola Antonori Petrini. A suo carico non risultano segnalazioni di violenze o maltrattamenti, mentre ci sarebbe una denuncia per minacce agli ex suoceri. Al vaglio degli investigatori le immagini degli impianti di videosorveglianza in via Porta Fuga. Lunga la lista delle persone da ascoltare da parte della polizia, ci potrebbe essere anche l’ ex moglie dell’uomo, colei che ha ricevuto la telefonata in cui lui l’avvertiva del delitto e dell’intenzione di uccidersi.