CRISTINA CRISCI
Cronaca

Ferdinando Tascini, l’ultimo carceriere del duce: “La Costituzione é come una bussola”

Cento anni compiuti lo scorso 28 dicembre, l’ex carabiniere è intervenuto alle celebrazioni in collegamento video: "Questa è come la data di nascita di ognuno, non si dimentica mai"

Ferdinando Tascini nella sua casa

Ferdinando Tascini nella sua casa

Città di Castello (Perugia), 26 aprile 2023 – “Il 25 aprile è come la data di nascita di ognuno di noi, non si dimentica mai. La Costituzione? Una bussola da seguire". Così, Ferdinando Tascini, 100 anni compiuti lo scorso 28 dicembre, tra gli ultimi “carcerieri“ di Mussolini, commenta la ricorrenza della Festa della Liberazione.

Nella sua residenza sulle colline di Città di Castello, ha seguito la diretta televisiva delle celebrazioni e l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

"Le straordinarie parole del Presidente – ha detto Ferdinando Tascini – mi hanno commosso e fatto sentire orgoglioso di essere italiano e di aver dato il mio contributo come tanti altri, troppi con la vita purtroppo, alla affermazione della democrazia e della libertà che oggi tutti possiamo festeggiare".

La Costituzione, ha continuato "dopo i tragici momenti della guerra è stata sempre e sarà per me e per la mia famiglia la bussola della vita che ci guida, di cui andare orgogliosi. Una bussola di vita che in particolare i nostri giovani dovranno sempre avere presente per orientarsi nel cammino della loro vita", ha concluso Tascini in questo messaggio rivolto alle nuove generazioni.

Nato a Todi , terzo di cinque fratelli si iscrive all’istituto agrario, ma è costretto ad interrompere gli studi per la chiamata nell’esercito durante il secondo conflitto mondiale. Inviato nel Montenegro per quasi un anno, si arruola poi nell’Arma dei carabinieri. Richiamato in Italia viene scelto per una missione speciale e segreta: si ritrova a sua insaputa a Campo Imperatore, Gran Sasso, a guardia di Mussolini.

Finita la guerra Ferdinando riesce a conseguire il diploma di perito agrario. Inizia la sua attività lavorativa in varie aziende agricole del perugino, poi nel ‘50 si trasferisce in Alta Valle del Tevere insieme alla moglie Adiana ("la maestra di Riosecco") dove a Città di Castello crea una azienda agricola specializzata nella tabacchicoltura. Oggi vive a San Donino con la sua numerosa famiglia, quattro figli, nove nipoti e sette pronipoti. Impossibilitato ad intervenire alle celebrazioni ufficiali davanti al monumento alla Resistenza Altotiberina a Città di Castello che si è svolta ieri, ha comunque voluto manifestare vicinanza a tutti coloro che hanno preso parte alle manifestazioni pubbliche e più in generale agli italiani.