
La giornata inaugurale ha spaziato dalle strategie locali all’ecosistema dell’informazione. con un focus su Umbria e. centralità dell’informazione
Con il taglio del nastro avvenuto ieri, è iniziata l’avventura del Festival Internazionale del Giornalismo che fino a domenica farà di Perugia la capitale globale dell’informazione e dell’attualità. La giornata inaugurale ha spaziato dalle strategie locali all’ecosistema dell’informazione globale con un focus sull’Umbria e sulla centralità dell’informazione. "E’ l’inizio migliore che il festival poteva avere" commenta Arianna Ciccone, che con Chris Potter è l’ideatrice e l’organizzatrice della manifestazione. "Il grande segnale da dare – prosegue – è che il giornalismo è fondamentale per la democrazia. E in un momento storico in cui la democrazia è sotto attacco da parte della disinformazione, della propaganda che arriva anche dall’alto e dal potere politico, il giornalismo è una forma di resistenza. Ascoltare le voci da tutto il mondo che ci danno una testimonianza di come si resiste davanti a questi attacchi alla democrazia è fondamentale".
Gli incontri (oltre 200 con 600 speaker) sono a ingresso libero, in streaming e on demand su festivaldelgiornalismo.com. Oggi si entra nel vivo con i grandi temi del dibattito globale e con le voci più rilevanti. Come quella del regista istraeliano Yuval Abraham, premio Oscar per il documentario “No Other Land“ che alle 18 verrà proiettato all’Auditorium San Francesco al Prato, seguito da incontro pubblico. Alle 17 si parlerà di libertà di stampa sotto attacco con le voci di due pluripremiati reporter Can Dündar (giornalista turco costretto all’esilio) e Jason Rezaian (imprigionato nel famigerato carcere di Evin a Teheran per 544 giorni) Riflettori sulla sicurezza dei reporter e la disinformazione digitale con la storia di Christina Assi, foto-giornalista paralimpica libanese simbolo di resilienza (alle 12.35 alla sala dei Notari) e del caso Cambridge Analytica con il Whistleblower Christopher Wylie, alle 11.30 a S. Francesco al Prato.
Sofia Coletti