REDAZIONE UMBRIA

Fonderie, ora l’azienda si ribella: "Diamo lavoro a 500 persone. Perché vogliono farci chiudere?"

Santa Maria degli Angeli, parla l’ex proprietario Pietro Tacconi: "Rispettiamo tutte le regole". Ma il Comitato incalza: "Emissioni, polveri e rumori insopportabili: serve la delocalizzazione" .

Fonderie, ora l’azienda si ribella: "Diamo lavoro a 500 persone. Perché vogliono farci chiudere?"

Le Fonderie di Santa Maria degli Angeli restano al centro delle polemiche

Questione Fonderie, le proteste della gente, anche tramite social, le puntualizzazioni dell’ex proprietà. "La nostra azienda si muove nel pieno rispetto della legge e delle regole europee ed è da sempre sotto strettissimo controllo scientifico di tutte le autorità competenti super partes legittimate a farlo – ha spiegato, tramite sociale, Pietro Tacconi, ex proprietario delle Fonderie che operano a Santa Maria dal 1960 e che, ricorda Tacconi, danno lavoro a circa 500 famiglie – Queste autorità si muovono senza avere mai fatto sconti o concesso tregue a nessuno e purtroppo, con grande scorno e disperazione degli improvvidi accusatori, non hanno mai rilevato nulla di veramente significativo e importante che abbia richiesto e giustificato la tanto desiderata chiusura di un glorioso stabilimento storico, angelano, che fornisce da molti decenni complicati componenti speciali, realizzati con le migliori tecnologie disponibili al mondo, a prestigiosi clienti internazionali di primaria importanza".

Ma di tutt’altro parere è il Comitato di Via Protomartiri francescani di Santa Maria degli Angeli. "Non è in discussione la Fonderia per quanto riguarda le sue capacità industriali, la posizione nel settore in cui opera e i posti di lavoro che garantisce, ma è la sua ubicazione e tutto quello che ne deriva a non essere più tollerabile – ribatte il Comitato – La convivenza nei pressi di tale industria è insopportabile a causa delle emissioni maleodoranti, delle polveri e dei rumori assordanti e pressoché continui e la vita quotidiana degli abitanti della zona è fortemente compromessa nella sua qualità". Comitato che evidenzia: "Anche se i monitoraggi delle emissioni provenienti dalla fonderia indicano che gli inquinanti e in particolare i metalli pesanti (arsenico, mercurio, tallio, piombo, uranio, tutti riscontrati nell’esame dei capelli dei 7 volontari che si sono sottoposti all’esame)rientrano nei limiti di legge, è assolutamente necessario tenere conto del fatto che giorno dopo giorno essi si bioaccumulano non potendo essere metabolizzati o processati e quindi espulsi dall’organismo umano. Senza dimenticare che la giunta di assisi ha classificato la fonderia come industria insalubre di prima classe. In questa situazione – conclude il Comitato – ad oggi nessuno ha proceduto alla delocalizzazione della fonderia, né la proprietà né gli enti interessati hanno presentato un progetto accettabile per accedere ai fondi Pnrr o altri a ciò destinati".