Questione Fonderie, le proteste della gente, anche tramite social, le puntualizzazioni dell’ex proprietà. "La nostra azienda si muove nel pieno rispetto della legge e delle regole europee ed è da sempre sotto strettissimo controllo scientifico di tutte le autorità competenti super partes legittimate a farlo – ha spiegato, tramite sociale, Pietro Tacconi, ex proprietario delle Fonderie che operano a Santa Maria dal 1960 e che, ricorda Tacconi, danno lavoro a circa 500 famiglie – Queste autorità si muovono senza avere mai fatto sconti o concesso tregue a nessuno e purtroppo, con grande scorno e disperazione degli improvvidi accusatori, non hanno mai rilevato nulla di veramente significativo e importante che abbia richiesto e giustificato la tanto desiderata chiusura di un glorioso stabilimento storico, angelano, che fornisce da molti decenni complicati componenti speciali, realizzati con le migliori tecnologie disponibili al mondo, a prestigiosi clienti internazionali di primaria importanza".
Ma di tutt’altro parere è il Comitato di Via Protomartiri francescani di Santa Maria degli Angeli. "Non è in discussione la Fonderia per quanto riguarda le sue capacità industriali, la posizione nel settore in cui opera e i posti di lavoro che garantisce, ma è la sua ubicazione e tutto quello che ne deriva a non essere più tollerabile – ribatte il Comitato – La convivenza nei pressi di tale industria è insopportabile a causa delle emissioni maleodoranti, delle polveri e dei rumori assordanti e pressoché continui e la vita quotidiana degli abitanti della zona è fortemente compromessa nella sua qualità". Comitato che evidenzia: "Anche se i monitoraggi delle emissioni provenienti dalla fonderia indicano che gli inquinanti e in particolare i metalli pesanti (arsenico, mercurio, tallio, piombo, uranio, tutti riscontrati nell’esame dei capelli dei 7 volontari che si sono sottoposti all’esame)rientrano nei limiti di legge, è assolutamente necessario tenere conto del fatto che giorno dopo giorno essi si bioaccumulano non potendo essere metabolizzati o processati e quindi espulsi dall’organismo umano. Senza dimenticare che la giunta di assisi ha classificato la fonderia come industria insalubre di prima classe. In questa situazione – conclude il Comitato – ad oggi nessuno ha proceduto alla delocalizzazione della fonderia, né la proprietà né gli enti interessati hanno presentato un progetto accettabile per accedere ai fondi Pnrr o altri a ciò destinati".