di Sara Minciaroni
CITTA’ DELLA PIEVE
(Perugia)
Un tesoro sepolto, scoperto e trafugato. E’ il destino ingrato che a volte spetta alle meraviglie, quello di dover soddisfare gli appetiti di spietati contrabbandieri ai quali poco interessa dell’arte e della storia.
Ma i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale hanno messo a segno una indagine che ha portato nelle scorse ore al recupero di numerosi reperti, considerata dagli esperti uno dei più importanti recuperi di manufatti etruschi mai realizzato durante un’azione investigativa.
Il ritrovamento è avvenuto nella zona di Città della Pieve, dove già nel 2015 l’importante scoperta di una tomba etrusca sancì per questa porzione di territorio di confine la possibilità che il terreno celasse molto ancora. E in particolare un imprenditore della zona - adesso indagato dalla Procura di Perugia - avrebbe messo i propri escavatori alla ricerca "illecita" del tesoro.
In totale sono state sequestrate otto urne litiche etrusche, due sarcofaghi e il relativo corredo funerario di età ellenistica del III secolo avanti Cristo.
Le urne, tutte integre, sono in travertino bianco umbro, in parte decorate ad altorilievi con scene di battaglie, di caccia e con fregi, alcune delle quali conservano pigmenti policromi e rivestimenti a foglia d’oro, altre con la raffigurazione del mito di Achille e Troilo.
Dei due sarcofaghi, uno è al momento rappresentato dalla sola copertura e l’altro completo dello scheletro del defunto.
Un preliminare studio scientifico delle urne redatto dai funzionari archeologi del Ministero della Cultura conferma l’appartenenza dei beni a un unico contesto funerario, consistente in una tomba a ipogeo riconducibile a una importante famiglia del luogo, i "Pulfuna".
Particolarmente ricco il corredo funebre sequestrato dai carabinierri, composto di suppellettili e vasellame sia fittile che metallico, tra cui quattro specchi in bronzo, uno dei quali con l’antica divinizzazione di Roma e della lupa che allatta soltanto Romolo, un balsamario contenente ancora tracce organiche del profumo utilizzato in antichità (almeno di 2.500 anni fa), un pettine in osso, situle e oinochoe in bronzo, comunemente utilizzati dalle donne etrusche durante banchetti e simposi. Patrimonio che finalmente torna all’umanità.