Perugia, 20 luglio 2023 – Qualche settimana fa mi disse sorridendo: "Lo hai preparato il mio coccodrillo?". France’, risposi, lascia perdere dai... Un giorno, quando andai a fargli un saluto, in ospedale, iniziò a inveire contro chi parcheggiava male. "Non si può vedere una cosa del genere, sono anni che diciamo che tocca metterlo a pagamento".
Francesco Calabrese era così, il suo slancio, il suo amore per le cose della città andava anche oltre la malattia. Era appassionato, acuto, una brava persona. Ha iniziato giovanissimo a far politica, nel 1979 al Liceo Mariotti come consigliere d’Istituto (alle assemblee si racconta che urlava come uno scatenato). Una passione (come quella per la Juventus) che gli fu trasmessa dal nonno Mario, senatore.
Ma Calabrese era anche avvocato che amava scrivere: non solo quel libro, ma proprio al liceo Classico si inventò con altri amici, “Lo Specchio“, giornalino della scuola di cui era orgoglioso direttore. E diceva sempre: Michelino (così mi chiamava), quanto mi sarebbe piaciuto fare il giornalista! E veramente il fiuto da cronista lo aveva: quando ti chiamava, potevi star certo che la notizia c’era, fosse di politica o di giudiziaria, potevi andar sul sicuro che qualcosa da scrivere c’era.
L’ho conosciuto nel ’98 quando iniziavo a fare il giornalista, mi aiutò molto a capire il Palazzo: il suo studio legale era di fronte alla redazione e spesso parlavamo dalla finestra. "Affacciati che ti racconto una cosa", mi diceva. Spesso quando era assessore io insistevo per avere notizie in esclusiva, ma quando mi intimava dicendo "questa cosa te la dico solo in amicizia", lì restava, nel giornale non usciva.
In tanti in queste ore ripetono che era uno dei pochi politici perugini ad avere una visione, a saper guardare oltre la punta dei piedi, un visionario, guida ideale del centrodestra. Ed è vero: basti ricordare il progetto di Perugia-Ultradigitale, grazie al quale il capoluogo umbro fu tra le prime città in Italia a essere cablate con la fibra Ftth. Si occupò del rinnovo di tutta l’illuminazione pubblica del territorio e, tra i numerosi cantieri da lui seguiti, il recupero della chiesa di San Francesco al Prato. Si inventò il Piano-Strade, per comunicare in modo più efficace cosa stesse facendo il Comune per rifare una viabilità disastrata.
E sulle strade litigavamo spesso, in modo appassionato, io da cronista, lui da assessore. Alla fine però trovavamo sempre la strada per spiegarci. E destò scalpore, quando nell’estate 2014, all’inizio del suo mandato, mise in piedi la commissione spending-review, per far conoscere alla città come erano messi i conti di Palazzo dei Priori: erano sedute aperte a tutti, a cittadini e giornalisti, in cui venivano rivelati aspetti spesso sconosciuti che dentro e fuori il Palazzo non tutti gradirono.
Andrea Romizi, sindaco e suo amico, gli dava fiducia. Ed è stato ripagato. A quasi tutti gli amministratori di centrosinistra non era politicamente simpatico: sapevano perfettamente che era un rompiscatole e che quando metteva mano a una questione, erano guai. La stoffa non gli mancava: da giovane, per convincere la madre a comprargli il motorino, inscenò uno sciopero della fame alla Pannella che durò giorni. E la spuntò. Ma basti poi ricordare la storia delle Circoscrizioni cancellate, con la presentazione di migliaia di emendamenti o della colata di cemento delle Cinque Torri di via Del Fosso (diventate quattro) o del BiSteccone di piazza del Bacio. I suoi rapporti erano però sempre improntati alla cortesia istituzionale, se non alla cordialità: un politico giovane insomma, con modi di altri tempi però, quelli della Democrazia cristiana (il suo partito) o del Partito comunista per intenderci.
Quando mi raccontò della candidatura di Romizi gli dissi che era impossibile che vincesse. Ci ha scritto un libro per raccontare quel successo. Francesco era anche un ’provocatore’ a modo suo: alla presentazione del suo libro a novembre, con una Sala dei Notari gremita dal centrodestra, disse chiaro e tondo che l’esperienza di ’Progetto Perugia’ poteva ripetersi con ’Progetto Umbria’ per le elezioni regionali del 2024. In tanti impallidirono, perché sapevano che visti i precedenti avrebbe dato filo da torcere agli alleati. Tante anche le battaglie vinte da avvocato, non ultima quella per la riapertura delle scuole durante il Covid: andò fino al Consiglio di Stato perché non ne poteva più di vedere suo figlio e migliaia di giovani chiusi in casa. E con quel parere, di fatto, proprio il Consiglio di Stato, costrinse la Regione a tornare sui suoi passi e riaprire le classi. Calabrese mancherà molto a Perugia, mancherà molto anche al centrodestra, mancherà a tutti noi.