
È intervenuta una pattuglia dei carabinieri di Todi
Deruta (Perugia), 27 agosto 2021 - Minori che sfidano la morte per noia. O chissà per l’autolesionismo dell’incoscienza. Capita così che in queste sere d’estate senza sagre e senza discoteche, ragazzini che avranno, sì e no, 16-17 anni si divertano mettendo nelle mani del destino la propria vita. Il gioco è tremendo e pericolosissimo: attraversano la strada mentre sfrecciano le macchine; altri, sdraiati sull’asfalto, provano il brivido di giocarsi la sorte prima che un mezzo li travolga. Un passatempo spiazzante. E chi si è trovato davanti agli occhi queste scene che raccontano di "bravate folli" è ancora sotto choc. Succede a Deruta, microborgo a due passi da Perugia, regno della ceramica. Qui le botteghe e le piccole imprese artigiane sono il motore di un territorio laborioso, tuttora ancorato alla famiglia come forza lavoro e lezione da tramandare.
Ma quei ragazzi, poco più che bambini, hanno bisogno di adrenalina oltre alla paghetta e al telefonino hi-tech. Cercano emozioni forti. Forse emulano le scommesse di coraggio viste sui social, tra cui le famigerate tappe della mortale Blue Whale (la balena blu). "Giovani nichilisti" li definisce il filosofo Umberto Galimberti nel suo saggio "L’ospite inquietante". Quell’ospite si chiama disagio. O chissà cos’altro può frullare dentro la testa di questi adolescenti.
L’altra sera un passante li ha incrociati. "Ero all’altezza dell’ex bar di Papetto – racconta preoccupato – quando mi sono imbattuto in 7/8 ragazzetti: alcuni hanno preso le sedie del bar e si sono messi in mezzo alla strada, altri seduti o sdraiati sull’asfalto. Ho gridato. Li ho rimproverati. Sono scappati via". Gli fa eco una donna: "Qualche settimana fa dei ragazzi attraversavano all’ultimo minuto la strada mentre passavano le macchine... Un altro si divertiva a fare i testa coda alla rotonda". Di questi episodi riportati anche in chat sono state informate le forze dell’ordine. È intervenuta la pattuglia dei Carabinieri di Todi. Ma arrivata sul posto gli adolescenti non c’erano più e non è stato possibile indentificarli.
"È chiaro che noi dobbiamo fare la nostra parte – dicono gli uomini dell’Arma – ma anche le famiglie hanno le loro responsabilità. Un rimprovero non guasterebbe". Intanto, uno dei ragazzi ha scritto all’uomo che li aveva visti. "I miei mi hanno messo in punizione. Ho capito di aver fatto una grande cavolata. Grazie. Ma ti prego non svelare il mio nome". Un altro quattordicenne ieri mattina, accompagnato dalla madre, è andato in caserma a Deruta a chiedere scusa. La speranza è che l'"ospite inquietante" se ne sia andato definitivamente.