Gioco della palla, disco e corsa... sport in rosa

Nell'antichità, le donne partecipavano a competizioni sportive come i giochi Erei in Grecia e i giochi Augustalia e Sebasteia a Roma. La storia smentisce lo stereotipo che le donne non abbiano mai avuto spazio nello sport fino a tempi recenti.

Alla parola sport, sin dai tempi antichi, veniva collegato un concetto di forza e fatica che mal si abbinava all’idea di grazia e gentilezza che caratterizzava la donna vista più come madre e sposa e comunque collegata all’ ambiente domestico. Tuttavia anche nell’antichità c’erano delle competizioni dedicate alle donne come i giochi Erei nell’antica Grecia, in onore di Era moglie di Zeus, che consistevano nella corsa, e facevano parte delle prime Olimpiadi. Come premio le atlete ricevevano corone di ulivo, carne dell’animale offerto in sacrificio della dea Era e il diritto di dedicare statue con incisi i propri nomi o dipinti i loro ritratti nel tempio della dea. Mentre per i Greci era molto importante la partecipazione alle competizioni sportive, nell’Antica Roma si preferiva essere spettatori dei combattimenti tra gladiatori e le corse delle bighe. Nonostante ciò, anche le donne romane avevano un loro spazio dedicato all’interno dei giochi Augustalia e Sebasteia, come ci mostra il mosaico dei Bikini di Piazza Armerina che raffigura dieci donne intente al gioco della palla, del disco e della corsa. Una di loro è vestita con una tunica gialla trasparente e le premia con una corona ed un ramo d’olivo, questo dimostra che erano delle vere e proprie competizioni. In conclusione possiamo dire che approfondendo, la storia smentisce lo stereotipo secondo cui le donne non hanno mai avuto un loro spazio nello sport fino ad una data recente.