TERNI "E’ una vicenda complessa che non riguarda solo il pronunciamento della Corte dei Conti. Ho fatto a suo tempo una relazione agli organi di rappresentanza della categoria. Non ho occultato niente a nessuno". Così Massimiliano Cinque, giornalista dipendente della Provincia, a cui la Corte dei Conti impone di versare all’ente 100.701 euro per aver svolto la funzione di addetto stampa del Servizio idrico integrato senza esplicita autorizzazione. "La questione _ continua Cinque, che è anche presidente dell’Asu _ è prettamente tecnica, non c’è alcun rilievo penale. Dicono che manca un documento. La mia intenzione è fare ricorso". Per la Corte di Conti "la collaborazione extraistituzionale è stata svolta dal 2007, con la presentazione della richiesta di autorizzazione da parte del Cinque alla propria amministrazione, concessa per un anno. La richiesta è stata poi rinnovata con nota del 6 ottobre 2008 a fronte della quale tuttavia non risulta rilasciato alcun documento autorizzatorio. Nonostante l’assenza di autorizzazione, il dipendente ha continuato a prestare la collaborazione extraistituzionale fino alla fine del 2020". "Da un un punto di vista tecnico giuridico - spiega l’avvocato Emidio Gubbiotti che assiste il giornalista _ la vicenda è banale. Nel 2007 viene richiesta e concessa l’autorizzazione, nel 2008 viene nuovamente richiesta ma manca una firma sulla concessione. Come mai? Perché viene detto al mio assistito che non serve, la questione è tutta qui. Lui si è fidato e ha proseguito la sua attività in buona fede. Tant’è che ha regolarmente dichiarato i compensi extra e versato i contributi all’Inpgi in quanto prestazione giornalistica. Il suo lavoro di addetto stampa del Sii era, inoltre, di chiara evidenza pubblica. Quindi la Provincia avrebbe potuto fermarlo in ogni momento. Improvvisamente, dopo anni, emerge la vicenda". "Valuteremo eventuali ricorsi e l’esigibilità del credito _ continua il legale - anche perché, in un procedimento disciplinare del 2021, la Provincia mette a verbale che non c’è dolo né azione dannosa verso l’ente".
Ste.Cin.