Michele Nucci
Cronaca

Giovani & shottini: 10 euro per ubriacarsi

Viaggio nei locali dell’acropoli dopo la violenza. "Non vendiamo alcol ai minorenni". Ma i ragazzini pur di bere si portano l’amico di 18 anni

A quanto vendete gli shottini? "Un euro e mezzo o due, dipende da quale liquore ci chiedono". Risponde in un italiano un po’ stentato la barista del Caffè Blu in piazza della Repubblica. Questo è solo uno dei locali che si trovano lungo l’asse che da Corso Vannucci culmina in piazza Danti, uno dei tanti bar che nelle notti della movida vende shottini ai giovani.

Shottino, o shortino, altro non è che un mini-bicchiere come quello del caffè, pieno di vodka, martini, gin o whisky tanto amato dai ragazzi che in una sera se ne fanno sei, sette, arrivando anche a dieci talvolta, in una sfida a chi beve di più che a volte finisce male. Molto male. Lo raccontano le cronache degli ultimi giorni: prima con la rissa in piazza, poi con la violenza a una quindicenne e ancora con l’aggressione e la rapina a un 17 enne.

"Non vendiamo mai alcol ai minorenni – garantisce la donna del Caffè Blu – sappiamo che è vietato e dannoso per loro". Stesse parole nel locale di fronte, il Bar Vannucci: la ragazza dietro il bancone mostra i bicchieri di plastica dei mini-drink dove vengono serviti gli alcolici. Anche qui il prezzo varia a seconda della dimensione e del prodotto servito: 1,5 o 2 euro. Ma anche quattro. "Mai venduto alcol ai minorenni" garantisce la barista. Eppure quello degli shottini – che non sono vietati naturalmente – è un mondo fatto di zone grigie, di ambiguità: per ubriacarsi basta che un ragazzino abbia 10 euro in tasca, 10 euro per ‘fare serata’ come si dice in gergo. E qualcuno che li vende c’è di sicuro. E’ vero anche poi che basta avere un amico che ha 18 anni e il gioco è fatto: si manda lui a ‘fare scorta’. La colpa di certi fenomeni, beninteso, non è certo dei bar. A volte i giovani comprano l’alcol altrove, magari in un supermercato, si ritrovano a casa di qualcuno e poi salgono in centro per la movida.

Nei mesi scorsi la polizia municipale o gli uomini della Questura sono intervenuti riscontrando irregolarità in alcuni locali dell’acropoli (pochi a dire la verità e quasi sempre gli stessi) assumendo provvedimenti restrittivi come chiusure, o atti sanzionatori come multe salate ai gestori per irregolarità che riguardavano la vendita di alcol a minorenni oppure gli orari. Ma le restrizioni e i controlli servono ma fino a un certo punto, il fenomeno shottini parte da molto più lontano ed è molto più complesso.

In piazza IV Novembre ci sono alcuni locali che non sono veri e propri bar e che vendono pizza, kebab e hanno il frigo pieno di birre in bottiglie di vetro, lattine e bibite analcoliche. "Noi la sera non ci siamo, non parliamo bene italiano" si limitano a dire le due donne che stanno dietro al bancone dei rispettivi locali e che non rispondono – o non vogliono rispondere – alle domande su shottini e minorenni. "Ogni volta che un giovane ci chiede alcol chiediamo il documento – racconta Daniele del Bar Duomo, in piazza Danti – confesso che spesso facciamo figuracce perché sembrano minorenni, ma in realtà hanno ben più di 18 anni. Altre volte invece hanno facce mature, ma sono ragazzini. La nostra – aggiunge – è una scelta precisa: non vogliamo correre rischi e non vogliamo dare da bere ai minori. A volte ci prendiamo anche qualche insulto, ma lo mettiamo in conto. Così come siamo molto attenti in questo periodo agli assembramenti: rinunciamo a incassare qualcosa in più in teoria, ma le regole del distanziamento sono sacrosante per noi. La qualità di un locale – conclude Daniele – si fa anche così". Impossibile dargli torto.