
L'intervento dei vigili del fuoco
Tuoro sul Trasimeno (Perugia), 1 agosto 2018 - Un buco nero nascosto tra i rovi. Una trappola mortale per Nika Cin, 77 anni, pensionato albanese, una vita trascorsa in Italia con la famiglia, morto probabilmente annegato la notte scorsa, dopo essere caduto in un pozzo artesiano, non segnalato, all’interno di una proprietà privata. Trentasette anni dopo torna alla memoria la tragedia di Alfredino e la pericolosità dei tanti ‘buchi’ d’acqua non censiti, né segnalati nelle campagne umbre. Sfiorano 100mila quelli mappati ma i dirigenti di Regione e Comune sono certi che «siano molti di più, e sono pericolosi».
L’ennesima tragedia avviene intorno a Tuoro sul Trasimeno. Nika è conosciuto in paese: vive con la moglie e tre figli. Ama andare a pesca e a ‘caccia’ di more. Come lunedì pomeriggio, quando esce nel pomeriggio con una busta di plastica in mano. Conosce la zona, sa tra quali rovi staccare i frutti selvatici migliori. Ma, ad un certo punto, cade.
Il pozzo è coperto da un manto di rovi e erbacce. Dimenticato. Impossibile vederlo. L’anziano crolla fino in fondo: un volo di otto metri, di cui oltre tre pieni d’acqua. Abbastanza per ucciderlo, probabilmente annegato. Le sue urla non può sentirle nessuno. Nika non sapeva nuotare e comunque in un tunnel profondo e stretto sopravvivere è quasi impossibile.
L’allarme scatta solo intorno alle 1 della notte. Quando la moglie non lo vede tornare. Squadre di vigili del fuoco, del Soccorso alpino e speleologico con tanto di cani per la ricerca e di carabinieri battono a tappeto la zona. Fino alle 6 di mattina quando trovano il pozzo, si affacciano. Si vedono solo i capelli dell’anziano. I vigili del fuoco si imbracano e lo tirano sù, in superficie.
Nika è morto, quasi certamente da ore. Scattano gli accertamenti. Il pozzo insiste su una proprietà privata dove c’è un casolare. Sarebbe dovuto essere chiuso con le grate o una botola, ma così non è. Il corpo dell’anziano viene portato in obitorio: domani il dottor Luca Pistolesi dell’Istituto di medicina legale di Perugia eseguirà l’autopsia disposta dal pm Valentina Manuali che ha aperto un fascicolo. I proprietari rischiano di finire nei guai. La procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo. «I POZZI devono essere autorizzati e protetti.
L’accesso deve essere interdetto perché rappresentano una condizione di pericolo – spiega il dottor Vincenzo Piro, dirigente comunale –. Di norma deve esserci un coperchio con il lucchetto. Nel 1980 è scattato il primo censimento in ambito regionale. Il problema è che da un lato queste opere vengono dimenticate, dall’altro c’è ancora molto abusivismo. Solo a Perugia abbiamo censiti 14mila pozzi, in Umbria saranno circa 100mila ma sicuramente molti non sono autorizzati». E mortalmente pericolosi.