La “Banda Caligari“ regala una giornata storica al PostModernissimo. L’omaggio a Claudio Caligari, regista prematuramente scomparso 10 anni fa, si è trasformato in un evento trionfale per la multisala dell’acropoli che venerdì ha portato a Perugia tre star indiscusse del cinema italiano: Luca Marinelli e Alessandro Borghi, protagonisti di “Non essere cattivo“, terza e ultima pellicola di Caligari, e Valerio Mastandrea, che ha fatto sì che quel film vedesse la luce dopo la morte del regista e diventasse un’opera di culto. I tre artisti, insieme a Silvia D’Amico, anche lei nel film, hanno tenuto a battesimo l’intitolazione della sala più grande del PostMod a Caligari ("è la prima sala in Italia e nel mondo a lui dedicata") e lanciato l’Associazione “Banda Caligari”, per sostenere e valorizzare il ricordo del regista e il suo lascito artistico-culturale. Il tutto in un autentico e travolgente bagno di folla, con tre incontri tutti esauriti con il pubblico affiancati alle visioni di “Non essere cattivo“, presi d’assalto dagli spettatori
Gli incontri hanno rivelato la fortissima sintonia tra gli attori in uno scambio giocoso e commosso, di emozioni profonde e ricordi condivisi. "In questi giorni del 2014 – dice Mastandrea – i medici ci dissero che Claudio non sarebbe arrivato a Natale. Invece questo film l’ha girato e montato, anche se poi non l’ha visto finito. Sono 10 anni che raccontiamo aneddoti, il suo di Caligari è uno degli appuntamenti più costanti delle nostre carriere". Che quel film sia stato decisivo lo dicono tutti. "Eravamo un gruppo in stato di grazia – dice Marinelli – seguivano qualcosa di infuocato, Claudio è stato un grandissimo maestro, quel periodo ci emoziona ancora oggi" "Ha cambiato la mia visione del perché fare cinema – aggiunge Borghi, – anche quando non era sul set per motivi di salute la sua idea era onnipresente, era un pensiero comune più forte delle visioni di ognuno".
I ricordi sono tanti. "Mi è capitato – dice Mastrandrea – di prendere in mano il set, per la prima volta con un ruolo diverso da quello dell’attore". A me, spiega Marinelli "ha insegnato a non giudicare mai il personaggio" e Borghi ricorda "la felicità bambinesca provata nel girare una scena dopo il terrore per un cambio del piano di lavorazione". "Niente con lui era scontato – dice Silvia D’Amico – aveva una grande consapevolezza, ti portava all’archetipo con citazioni meravigliose". Ma quanto è stato difficile lasciare quel set? Marinelli: "Siamo entrati tutti insieme, ognuno lo ha abbandonato da solo, è stato un dolore fisico e spirituale". Per Borghi, "uscirne è stato devastante" mentre Mastandrea ammette: "Purtroppo o per fortuna non ne siamo mai usciti, ci portiamo ancora dentro quello che ha regalato questa esperienza".
Sofia Coletti