Manca un solo giorno alle elezioni amministrative, che si terranno proprio in questo weekend. La campagna elettorale è ormai agli sgoccioli e sta per lasciare spazio alla concretezza del voto, che in questo fine settimana emetterà i primi verdetti. I candidati sindaco sono sei come nelle ultime elezioni del 2019, sostenuti in totale da 19 liste.
Inoltre, sono tre i candidati civici e slegati da questioni di partito: Gabriele Tognoloni ha una sola lista al suo seguito dal nome “Tognoloni Sindaco” con 17 candidati consiglieri, Leonardo Nafissi ne ha invece tre (“Gubbio Città Futura”, “Sinistra Possibile” e Gubbio Partecipa”) composte rispettivamente da 16, 16 e 17 candidati, mentre Rocco Girlanda ne ha quattro (“Gubbio Viva”, “Baldinelli”, “Rinascimento Eugubino” e “Gubbio Democratica – Girlanda Sindaco”) che annoverano tra le loro fila rispettivamente 16, 18, 21 e 18 candidati. Rimane forte, dunque, l’espressione civica tra i candidati sindaco, ma anche quella guidata dai partiti e quindi più politica ha una forte rappresentanza.
I candidati sindaco anche in questo caso sono tre, anche se sono comunque presenti liste civiche: Alessia Tasso che rappresenta il centrosinistra è sostenuta da quattro liste (“Liberi e Democratici”, “Movimento 5 Stelle”, “Partito Democratico” e “PSI – Socialisti Eugubini”) con 24, 16, 17 e 19 candidati per il consiglio comunale, Vittorio Fiorucci sostenuto dal centrodestra con ben cinque liste al seguito (“Lega”, “Club Millennials”, “Gubbio Civica”, “Fratelli d’Italia” e “Forza Italia – PPE”) composte da 18, 17, 24, 17 e 16 candidati come consiglieri comunali; Francesco Della Porta ha invece il sostegno della parte più radicale della sinistra con due sole liste a sostenerlo (“Partito Comunista Italiano” e “Per i Beni Comuni”), che sono composte da 16 e 21 candidati.
In totale, dunque, sono ben 344 (oltre ai sei candidati sindaco) i candidati ad un seggio per il prossimo mandato amministrativo a Gubbio.
La speranza è quella di un voto quanto più rappresentativo possibile, con l’auspicio di ottenere percentuali di affluenza simili o maggiori a quelle di cinque anni fa, quando per il primo turno si sfiorò il 70 per cento e per il ballottaggio ci si avvicinò al 55 per cento.