DONATELLA MILIANI
Cronaca

Esplosione di Gubbio: un boato e il lavoro si tinge di sangue. Due morti

Sotto le macerie del laboratorio muoiono Samuel Cuffaro, 19 anni, studente-lavoratore, ed Elisabetta D’Innocenzo, 52 anni

La scena dell'esplosione. Nei riquadri le due vittime

Perugia, 8 maggio 2021 - Un boato squarcia il silenzio di una zona, vocabolo Canne Greche, dove di solito si sente frusciare il vento. Le fiamme si alzano dalla palazzina sede di un’azienda che produce cannabis terapeutica.

Che si tratti di una tragedia è chiaro sin da subito. I vigili del fuoco arrivano quasi immediatamente e non si fermano davanti al pericolo. Riescono a estrarre due superstiti, rischiando in prima persona.

Due gli indagati per la tragedia

Samuel, la vittima più giovane, aveva solo 19 anni

La scena dell'esplosione. Nei riquadri le due vittime
La scena dell'esplosione. Nei riquadri le due vittime

Operano in condizioni al limite: è necessario tagliare delle travi in ferro con le mototroncatrici e divaricatori idraulici, per poi sollevare le parti in cemento con i cuscini pneumatici. Un intervento complesso, durante il quale si verificano altre forti esplosioni.

Due dei coinvolti, però, vengono recuperati e trasferiti all’ospedale di Branca: Kevin Dormicchi, 28 anni, è stato ricoverato in osservazione; Alessio Cacciapuoti, ventiquattro anni, è in gravi condizioni e viene trasferito con un elisoccorso al nosocomio di Cesena.

Dario Vergari, 28 anni, viene medicato a un braccio ma è rimasto praticamente illeso: pare si trovasse nel piazzale esterno della palazzina per fare una telefonata. Sono necessari i medici anche per uno dei vigili del fuoco che è rimasto intossicato: Luca Benedetti è ricorso alle cure dei sanitari ma in serata ha potuto fare rientro a casa.

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Il momento dell'esplosione (Fb Valeria Passeri) e il magazzino distrutto
Il momento dell'esplosione (Fb Valeria Passeri) e il magazzino distrutto

Purtroppo uno dei dispersi, il più giovane, Samuel Cuffaro, 19 anni, studente-lavoratore, viene trovato senza vita. Una scena straziante: la speranza dei genitori, fino ad allora immobili come statue di pietra in attesa davanti al rudere della palazzina, si scioglie in un pianto disperato quando viene loro comunicato che il ragazzo non ce l’ha fatta.

L'esplosione del magazzino
L'esplosione del magazzino

È ormai notte ma i vigili del fuoco di Gubbio, Gaifana e Perugia lavorano ancora alla rimozione delle macerie per recuperare la seconda persona dispersa. Purtroppo la speranza si spegne quando raggiungono Elisabetta D’Innocenzo, 52 anni, ormai priva di vita. La figlia e la cognata si abbracciano, si sente solo, tra i singhiozzi, "Mamma è morta".

LA SCENA DEL DISASTRO (video)

Mentre ancora sono in corso le operazioni di soccorso, alla presenza anche di un artificiere, scattano le indagini. Si lavora per capire cosa abbia provocato l’esplosione. A coordinare l’attività investigativa è il sostituto procuratore di Perugia Gemma Miliani che ha immediatamente disposto il sequestro della palazzina. Il fascicolo d’indagine sarà aperto con tutta probabilità per omicidio colposo. Al vaglio degli inquirenti anche la “posizione“ amministrativa della ditta, che poduceva cannabis a scopo terapeutico per una azienda nazionale.

Dai primi accertamenti, emergerebbe che il contratto d’affitto sia regolare. Troppo presto per azzardare qualunque ipotesi: terminato l’intervento in emergenza, ai vigili del fuoco spetterà eseguire tutti gli accertamenti tecnici necessari a individuare le cause dell’esplosione che si è verificata al piano superiore dello stabile. Operazioni che potrebbero durare giorni. Il laboratorio provvedeva ad abbassare la concentrazione del principio attivo della cannabis per renderla di uso terapeutico e quindi fornirla a un’altra ditta con la quale aveva rapporti. L’attenzione si è concentrata sui solventi e sulle altre sostanze altamente infiammabili utilizzate per i processi di lavorazione. Ma è ancora prematuro, però, formulare qualsiasi ipotesi.

E’ notte fonda quando con delicatezza e compassione, le forze dell’ordine convincono i familiari delle vittime a lasciare il luogo della tragedia. La scena è dolorosissima: un macigno sulle spalle, portato nel buio, in un sentiero di campagna che non dimenticheranno mai.