REDAZIONE UMBRIA

"Guerra e inflazione frenano la crescita"

Presentato l’aggiornamento congiunturale sull’economia. Sartini (direttrice filiale della Banca d’Italia di Perugia): “Pessimismo speranzoso“

PERUGIA

Il Pil umbro cresce ma guerra e inflazione peggiorano le aspettative di famiglie e imprese. Intanto l’occupazione è rimasta stabile, a fronte della crescita registrata in Italia pari al 3,6%. Sempre rimanendo in tema lavoro, all’aumento del numero di lavoratori dipendenti si è contrapposta una riduzione degli autonomi. Poi c’è il nuovo fenomeno della flessione del numero di persone in cerca di occupazione (-8,7%) per una serie di motivi ancora da indagare.

Dati alla mano, parla di "pessimismo speranzoso" l’analisi della direttrice della filiale di Perugia della Banca d’Italia, Miriam Sartini,che ieri ha presentato l’aggiornamento congiunturale sull’andamento dell’economia regionale. "Con la pandemia sullo sfondo ora a preoccupare c’è soprattutto la guerra in Ucraina, e fare previsioni è molto difficile. Una nuova crisi che comunque impatta su un sistema di imprese e bancario più robusto rispetto al passato. In una congiuntura difficile come quella attuale - prosegue Sartini, presenti i curatori della Ricerca Lucia Lucci e Simone Santori - servono tutte le politiche: monetaria, che già sta agendo, ed economica, nel senso di coniugare gli interventi mirati a sostegno delle famiglie e dei settori più colpiti dalla crisi". Secondo quanto emerso dal rapporto sulle economie regionali, sebbene la robusta ripresa dell’attività industriale del 2021 è proseguita nell’anno in corso, le attese degli imprenditori sono peggiorate nel corso dell’anno, fatto legato alla persistenza delle tensioni geopolitiche e delle elevate quotazione di energia, i cui effetti sull’industria umbra sono stati più rilevanti rispetto alla media italiana per la presenza diffusa di produzioni ad alta intensità energetica. Secondo i dati ‘Sondtel’ la spesa per energia elettrica e gas è arrivata a rappresentare oltre un decimo dei costi totali per acquisti di beni e servizi per il 34% delle imprese e per far fronte ai rincari l’industria umbra ha finora reagito soprattutto aumentando i prezzi di vendita.

"Nubi – avvertono Lucci e Santori - anche sulla testa delle famiglie. Sebbene nel corso di questo anno è proseguita la ripresa dei consumi, iniziata nel 2021, ora c’è un rallentamento complice il rialzo dei prezzi in particolare per i beni alimentari e in misura ancora più marcata per la componente relativa all’abitazione e alle utenze. Un contesto nel quale la crescita dei salari è stata contenuta e il sostegno pubblico alle famiglie tramite il reddito e la pensione di cittadinanza è andato attenuandosi, facendo registrare nel primo semestre del 2022 una diminuzione del 18,9% del numero dei nuclei beneficiari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente".

Silvia Angelici