FRANCESCA MENCACCI
Cronaca

I pericoli della rete: "Sfogo giovanile ma spesso rischioso"

Parla Chiara Ferruzzi, psicologa e psicoterapeuta

La dottoressa Chiara Ferruzzi: «C’è. un disagio che colpisce tanto gli adolescenti quanto quelli che vengono considerati giovani-adulti»

La dottoressa Chiara Ferruzzi: «C’è. un disagio che colpisce tanto gli adolescenti quanto quelli che vengono considerati giovani-adulti»

Il caso-Prospero sottolinea che c’è un malessere, un disagio che è trasversale, che colpisce tanto gli adolescenti quanto quelli che vengono considerati giovani-adulti – spiega la dottoressa Chiara Ferruzzi, psicologa, psicoterapeuta, gruppoanalista – . Ovvero anche coloro che sono in una fase di transizione, non sono più bambini e ragazzi ma non sono ancora del tutto adulti. Si trovano ad attraversare una fase alla ricerca di un ruolo sociale che passa attraverso scelte che possono riguardare l’università, il lavoro e nuovi contesti sociali amicali da costruire, rimodellare. I giovani-adulti si trovano spesso in conflitto tanto esterno quanto interno. Quello che genera più malessere è quello interno: da una parte c’è la paura, l’ansia di deludere le aspettative genitoriali e familiari, portatori di valori, credenze e modi di essere e di vivere, soprattutto di un’immagine creata dalla famiglia. Dall’altra parte, quando i ragazzi si affacciano di fronte ad un contesto più ampio, che può anche essere l’allontamento dalla famiglia (come in questo caso), si sperimentano anche in altre vesti. Quando entrano nella società, iniziano a confrontarsi con valori modi e stili diversi, a sperimentarsi per provare a raggiungere un’autonomia concreta quanto simbolica. Un adulto nasce quando è in grado di rimodellare anche rompendo i vecchi schemi, si modifica quando si affaccia ad altro. Ma c’è paura che la nuova immagine non rispecchi le aspettative di prima e spesso i ragazzi si legittimano in una maniera clandestina, con canali dove la famiglia non arriva.

E qual è il ruolo della rete?

"I disagi sono spesso relazionali, il computer consente di creare un’immagine, anche ideale, funzionante, nel quale le persone con più o meno difficoltà si rifugiano – continua – . Quando c’è un malessere relazionale, la rete sopperisce alla vita reale quando questa scarseggia, si va quindi alla ricerca della realtà virtuale che presenta, però, rischi intrinsechi. Un ruolo importante lo gioca la società attuale che è troppo competitiva, non tutti sviluppano strumenti e risorse, chi non arriva va incontro a una grande frustrazione. Il fare crea identità: divento quello che faccio e non quello che sono".

Come vanno colti i segnali di fragilità?

"Le stesse famiglie vivono e subiscono la società attuale, è rimasto poco spazio alla sofferenza, alla frustrazione, all’impossibilità. Si fa fatica ad entrare in contatto con la propria e con l’altrui sofferenza – spiega ancora la dottoressa Ferruzzi – . Per le famiglie c’è difficoltà a cogliere crisi e disagi, soprattutto se c’è divario generazionale. I genitori devono essere curiosi di quello che fanno i giovani, anche se si ritrovano di fronte a un mondo a volte molto distante da loro. Per cogliere i segnali bisogna calarsi nello stato emotivo del figlio, se pur con fatica, onde evitare o troppa protezione o una eccessiva responsabilizzazione".

Francesca Mencacci