"Il 4 ottobre torni Festa nazionale". Celebrazioni di San Francesco nel nome di accoglienza e futuro

Ad Assisi la Sicilia con cinquemila pellegrini accende la lampada votiva sulla tomba del Poverello. E parte l’appello al Governo di Davide Rondoni, presidente del Comitato per l’ottavo centenario.

"Il 4 ottobre torni Festa nazionale". Celebrazioni di San Francesco nel nome di accoglienza e futuro

Ad Assisi la Sicilia con cinquemila pellegrini accende la lampada votiva sulla tomba del Poverello. E parte l’appello al Governo di Davide Rondoni, presidente del Comitato per l’ottavo centenario.

"Il 4 ottobre torni festa nazionale". L’appello lo ha lanciato Davide Rondoni, poeta e presidente del Comitato governativo nazionale dedicato all’ottavo centenario della morte di San Francesco, durante le solenni celebrazioni ad Assisi. Da ieri l’olio della Sicilia alimenta la lampada votiva dei Comuni d’Italia che arde sulla tomba di San Francesco, patrono della Nazione. Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, ha acceso la fiammella in rappresentanza del popolo italiano durante la solenne celebrazione nella chiesa superiore della Basilica di San Francesco, presieduta da monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana. Santa Messa, con la presenza delle autorità civili e religiose, oltre che di tanti pellegrini – per chi non ha trovato posto grandi schermi sul prato e sulla piazza – aperta dal saluto del Custode del Sacro Convento, fra’ Marco Moroni.

"Da sempre la Sicilia è terra ospitale – ha ha detto il Custode de – Oggi lo è anche con i migranti che giungono numerosi sulle sue coste in cerca di una vita più dignitosa. È certamente una sfida del nostro tempo, che occorre gestire con lucidità, ma anche con la pratica profetica della fraternità che san Francesco ci ha insegnato e che certamente può contribuire ad affrontare anche tanti altri problemi, come quelli della siccità e della criminalità organizzata. Chiediamo perciò a san Francesco in questa celebrazione di intercedere per tutti noi, per la vostra regione e per l’Italia intera". La pace, i cambiamenti climatici e l’immigrazione sono stati i temi centrali dell’omelia di monsignor Raspanti e dei discorsi pronunciati alla nazione dai rappresentanti ecclesiali e dalle autorità civili. "Siamo consapevoli di non essere qui dinanzi a valori, per quanto alti e preziosi, come la concordia e la fraternità - ha sottolineato monsignor Raspanti durante l’omelia -; siamo dinanzi alle spoglie di un uomo con un vissuto che lo rende eccellente testimone e profeta che indica la sicura via della pace. Forse potremmo arrischiare di dire che non riusciamo nell’odierna convivenza sociale ad accogliere il migrante, a frenare la violenza, a curare i deboli e i poveri, a espungere il malaffare proprio perché non riusciamo a raggiungere la sorgente dei valori, cioè il perdono e la riconciliazione, l’umiltà e la mitezza". Al termine gli interventi ufficiali dalla loggia della Piazza inferiore – introdotti da fra Giulio Cesareo, direttore dell’Ufficio comunicazione del Sacro Convento – durante i quali è stato annunciato che sarà l’Abruzzo, il prossimo anno, a portare l’olio per la lampada votiva. Intervenuti il Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, fra Carlos A. Trovarelli, il presidente Renato Schifani; presente la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, sono intervenuti il sindaco Stefania Proietti e il vescovo Domenico Sorrentino. Invece di un rappresentante del Governo per il tradizionale messaggio all’Italia, ha parlato Davide Rondoni, presidente del Comitato per le Celebrazioni per l’VIII Centenario della morte di san Francesco".

Maurizio Baglioni