LUCA FIORUCCI
Cronaca

Il caso dell’esame-farsa. La verità di Lorenzo Rocca

L’esaminatore di Luis Suarez sul banco dei testimoni: "Pressioni da parte del direttore generale. Lo spostamento di data? Per venire incontro al calciatore".

Il caso dell’esame-farsa. La verità di Lorenzo Rocca

"Una parola, qualcosa dal mio ateneo me la sarei aspettata. Dopo dodici anni di lavoro. Non mi sono assentato neanche un giorno per malattia. In questa vicenda, mi sono sentito usato e non ho ricevuto uno straccio di aiuto, nessuno che abbia detto, come ho fatto io per una dipendente inizialmente indagata, ‘Lorenzo ha solo eseguito gli ordini’. E gli ordini a me chi li dava? Il dg e la direttrice". Lorenzo Rocca, l’esaminatore di Luis Suarez, che dalla bufera giudiziaria del presunto esame farsa di Italiano alla Stranieri, è uscito con il patteggiamento a un anno, ieri si è seduto al tavolo dei testimoni per raccontare delle "pressioni da parte del direttore generale Simone Olivieri che al massimo mi chiamava due tre volte al mese. E, invece, in quei giorni, mi bombardava di messaggi e telefonate, anche quando ero in missione a Modena". E del binario dal quale, esaminando Suarez, non sarebbe dovuto uscire, come, ha sostenuto in aula, lo avevano invitato tanto la professoressa Stefania Spina, direttrice del Centro di valutazione e certificazioni linguistiche dove Rocca era di fatto un coordinatore, e l’allora rettrice Giuliana Grego Bolli.

Il binario di una prova di esame, ha raccontato, su cui con il calciatore allora del Barcellona, in predicato di passare alla Juventus se avesse ottenuto la cittadinanza italiana in tempo per la chiusura delle liste per la Champions League, si era esercitato in una call a tre, alla quale aveva partecipato Spina. "Lo facevo solitamente con tutti i candidati che lo chiedevano. Confrontarsi sul modello della prova che avrebbero dovuto affrontare. Modelli che sono disponibili anche on line, sono pubblici. E così, in dodici minuti di call, ho fatto con Suarez". Modello, ha riferito ancora rispondendo alle domande del pm Paolo Abbritti, che il giorno prima dell’esame, sostenuto dall’attaccante il 17 settembre 2020, la professoressa Spina gli ha rimandato con tanto di risposte scritte, un vero e proprio "canovaccio". Una sorta di "kit d’esame" che finì per essere proprio quello sottoposto al candidato, per il quale, secondo l’accusa, era stata fissata una sessione ad hoc, perché, ha confermato Rocca "il 22 settembre, data della sessione ordinaria, sarebbe stato troppo tardi". E allora, ha detto, con il pretesto del covid, venne istituita un’altra data al consiglio del Centro, "ma lo sapevamo tutti che il vero motivo dello spostamento era venire incontro a Suarez, il direttore me lo aveva detto". Questa la sua versione, rispondendo alle domande della pubblica accusa. Il 6 ottobre Rocca sarà sottoposto al controesame da parte delle difese dei tre imputati.