REDAZIONE UMBRIA

Il colonnello Romano: "Pronto a lavorare per le esigenze dei cittadini"

E’ il nuovo comandante provinciale dell’Arma: "Attenzione alle infiltrazioni delle mafie. Questa terra non è immune"

Due punti cardinali attorno a cui orientare il mandato a capo dei carabinieri della provincia di Perugia: il controllo del territorio "che può sembrare quasi banale ma è uno dei capisaldi del nostro impiego perché si traduce in prossimità e attenzione al cittadino" e la certezza, avendo prestato servizio in terre di mafie, che "l’Umbria non è immune dalle infiltrazioni della criminalità organizzata".

Il colonnello Stefano Romano da lunedì è il nuovo comandante dei carabinieri di Perugia, 65 stazioni, 9 compagnie, centinaia di militari. Prende il posto del parigrado Giovanni Fabi, ora alla Dia di Roma.

Quarantacinque anni, leccese, sposato con 2 figli, Romano proviene dal Reparto operativo di Reggio Calabria, comando ricoperto per due anni, prima ancora aveva comandato la compagnia di Caltanissetta e prestato servizio al Ros (occupandosi proprio dei Casalesi insieme all’allora sostituto procuratore della Dda di Napoli, Raffaele Cantone). Ex allievo della Nunziatella e dell’Accademia Militare di Modena nel suo curriculum c’è un periodo al Reggimento Carabinieri paracadutisti "Tuscania" di Livorno e missioni in Bosnia e a Timor Est.

Sa bene cosa lo aspetta, in termini di impegno: lo spaccio che negli ultimi tempi ha assunto la deriva scomoda dell’allarme sociale soprattutto tra i giovani e il pericolo delle infiltrazioni della criminalità organizzata, soprattutto nelle aree del Cratere. "Lavoreremo di concerto con il prefetto e il procuratore della Repubblica". Seguendo un solco che sembra tracciato.

"Chi comanda il territorio non può ignorare segnali e circostanze, l’Umbria non è un’isola felice. Intorno a Perugia in particolare non c’è l’oceano ed è una terra particolarmente bella e attrattiva. Anche qui immaginare infiltrazione del tessuto economico non è così difficile. Perché no? Perchè il perugino dovrebbe essere geneticamente modificato? La cronaca ci ha abituato a ben altro. E’ veramente difficile pensare che esistono degli anticorpi. Il nostro impegno è tenere altissima l’attenzione".

Rischio alto non solo per l’attuale crisi economica, inasprita dall’emergenza covid. "Le infiltrazioni arrivano in periodi di ricchezza, non è solo un problema collegato alla crisi".

Romano sa bene che l’altro impegno che lo attende è sul fronte della vendita di stupefacenti. Un nervo sempre scoperto in città: "Lavorerò a tutti i livelli per le esigenze del territorio. A cominciare dallo spaccio, dai problemi del quartiere o del piccolo centro. E’ una modalità che ci appartiene" pur consapevole che "le piazze di spaccio non hanno un indirizzo fisso" e che bisogna impegnarsi per "circoscrivere il problema" e "lavorare ad ogni livello, a cominciare dalle scuole fino a quando non ci sarà una vera cultura della legalità che ci permetta di far crescere giovani più responsabili".

Eri.P.