Il compagno è un aguzzino. Costretta a lasciare il lavoro

Minacce, bòtte e umiliazioni: un calvario quotidiano di gelosia che l’ha fatta finire pure all’ospedale. Ora lui deve stare ad almeno 500 metri di distanza.

Il compagno è un aguzzino. Costretta a lasciare il lavoro

Il compagno è un aguzzino. Costretta a lasciare il lavoro

PERUGIA - È arrivata a lasciare il lavoro per paura di ritrovarselo alle spalle ed essere picchiata ancora. Sarebbe stata anche praticamente svestita perché lui potesse controllare che non avesse avuto rapporti con altri uomini. Poi le minacce, le botte che l’hanno portata anche in ospedale da cui è uscita con una prognosi di quindici giorni. All’ennesima aggressione le avrebbe strappato di mano il cellulare e le chiavi di casa, impossessandosene.

Un vero calvario per una donna di Perugia, perseguitata dal compagno 32enne – in base a quanto da lei denunciato – ressosi autore di atti persecutori, lesioni aggravate, furto in abitazione.

Un’escalation di violenza, secondo quanto ricostruito dalla Procura sulla scorta delle indagini della polizia, che ha portato l’ufficio diretto da Raffaele Cantone a richiedere una misura cautelare nei confronti dell’uomo. Una richiesta che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia ha accolto, disponendo nei confronti dell’indagato il divieto di avvicinamento: dovrà rimanere a cinquecento metri di distanza dalla donna e non potrà contattarla in alcun modo. Il provvedimento è stato notificato all’indagato dalla squadra mobile che ha condotto le indagini dopo la denuncia della presunta vittima. Un vortice di violenza e intimidazioni, secondo quanto ricostruito, che avrebbe portato la vittima a modificare nettamente le proprie abitudini di vita, tra cui la decisione di smettere di lavorare per non essere un bersaglio prevedibile delle molestie dell’uomo.

L’ennesimo episodio di questo genere in una provincia, quella di Perugia, dove la casistica tende a registrare sempre di più, anche se, avvertono gli inquirenti, non si tratta di una recrudescenza particolare del fenomeno, quanto di una maggiore consapevolezza delle vittime e di una maggiore "fiducia" nel denunciare.

Aspetto che sicuramente non rassicura, ma che, quanto meno, dimostra come l’attività presentiva e conoscitiva dia dei risultati tangibili, ferma restando la gravità degli episodi che emergono.