REDAZIONE UMBRIA

Il papà di Alex, ucciso dalla mamma: "Il dolore non passa. Mi manca"

"Vado a l cimitero tutti i giorni, mi sembra di averlo vicino". I giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno escluso la premeditazione per Bradacs: il vizio parziale di mente ha inciso sulla "ferma e costante risoluzione criminosa" .

Norbert Juhász in una foto con il figlioletto ucciso a due anni dalla mamma, sua ex compagna. «. Aveva già minacciato la vita del piccolo Alex. Voleva uccidere anche il figlio maggiore e me»

Norbert Juhász in una foto con il figlioletto ucciso a due anni dalla mamma, sua ex compagna. «. Aveva già minacciato la vita del piccolo Alex. Voleva uccidere anche il figlio maggiore e me»

"Il dolore non passa. Mi manca tantissimo il mio bambino. Vado al cimitero tutti i giorni, la sua tomba è il luogo dove posso sentirlo ancora vicino, in qualche modo". Sono trascorsi più di tre anni da quando Norbert Juhász ha abbracciato per l’ultima volta suo figlio Alex, poi Katalin Erzsebet Bradacs glielo ha portato via, scappando in Italia, dove lo ha ucciso barbaramente il 1° ottobre 2021. "Alex era un bambino fantastico e tutto questo non sarebbe dovuto accadere – continua il padre – ma io non ho rinunciato a lottare contro le autorità ungheresi. L’ufficio di tutela e gli enti di assistenza all’infanzia ungheresi sono gli unici che avrebbero potuto adottare le misure necessarie. Ma non lo fecero".

L’ex compagno della ballerina di Budapest, condannata in appello a 16 anni per l’omicidio del figlioletto, esprime anche i suoi dubbi circa la riforma della sentenza di primo grado che ha escluso la premeditazione riducendo la pena di quattro anni: "Aveva già minacciato la vita del piccolo Alex. Voleva uccidere anche il figlio maggiore, più tardi scoprii che voleva uccidere anche me".

Nelle circa cinquanta pagine di sentenza la Corte d’Assise d’Appello esamina la compatibilità tra l’aggravante della premeditazione e l’attenuante del vizio parziale di mente. La conclusione dei giudici è che, per Bradacs, il vizio parziale di mente incideva sulla capacità dell’imputata di avere quella "ferma e costante risoluzione criminosa" che caratterizza la premeditazione. Diversa sorte invece per l’altro motivo di impugnazione sollevato dalla difesa della donna - assistita dai legali Luca Maori e Aldo Poggioni - perché la Corte non ha accolto la contestazione, confermando la decisione dei giudici di prime cure: l’imputata era affetta da un disturbo psichiatrico che aveva inciso sulla sua capacità di intendere e di volere, ma non al punto da escluderla totalmente.

Sa.Mi.