"Il pranzo è servito". Ora te lo dice il robot

Questione di scelte tra necessità e futuro: al “Ristorante Sushi Dao” di Zheng Qiaoyong a Fontivegge c’è il cyber-inserviente

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"Il cibo è pronto, buon appetito!". Non è un cameriere in carne ed ossa ad augurarci il benvenuto e a porgere le pietanze. Ma un cameriere robot. In una fase economica in cui il comparto della ristorazione stenta a trovare personale che serve ai tavoli, c’è chi si attrezza con l’intelligenza artificiale. Succede al “Ristorante Sushi Dao” di Zheng Qiaoyong a Fontivegge. Così La Nazione è andata a verificare in prima persona quanto i robot possano essere efficienti e in grado di sostituire l’uomo, almeno per quanto riguarda le mansioni più ripetitive ed elementari.

Dunque eccoci seduti ai tavoli di questo innovativo ristorante giapponese. Ad accoglierci c’è il titolare. Ci fa accomodare come succede con gli altri clienti. Poi invita a fare l’ ordinazione attraverso il tablet che è sul tavolo. Scegliamo alcuni piatti e aspettiamo. Ecco che poco dopo compare un robot bianco e “simpatico“. La vocina è accattivante, l’interfaccia con lo smile stilizzato lampeggia incrociando il nostro stupore. Scarichiamo le pietanze, il robot aspetta paziente e poi salutando e ringraziandoci torna in cucina pronto per il prossimo ordine.

"E’ chiaro che ci sono ancora camerieri che fanno servizio al tavolo e consulenza insieme all’androide. Anche perché – spiega Zheng Qiaoyong – qualcosa potrebbe non funzionare. Ad esempio, se il Wi-Fi fosse fuori uso, dal tablet non sarebbe possibile prendere ordini. I robot offrono diversi vantaggi, aumentano la produttività riducendo i costi, compiono gesti ripetitivi che magari gli uomini svolgono con meno entusiasmo. Il robot non soffre infatti di cali di attenzione e quindi è più performante. In questo modo - fa notare il titolare - il capitale umano può concentrarsi su altri aspetti, come la cura dei piatti, la pulizia del locale, l’efficienza e l’attenzione al cliente".

Zheng, tra un uramaki e un nigiri, ci racconta che ha fatto questo investimento sia per questioni logistiche ma anche come strategia di marketing: "Sapere che nel mio ristorante c’è un piccolo androide crea curiosità e porta il cliente ad interessarsi e a provare questa nuova esperienza".

E non c’è da stupirsi più di tanto. In un’era in cui già si viaggia nel metaverso, un mondo digitale a tre dimensioni dove immergersi e avere esperienze che coinvolgono anche il nostro corpo attraverso un avatar diventerà pane quotidiano, pranzare con un robot è un gioco da ragazzi. Anche lo scrittore Stefano Quintarelli nel suo saggio “Intelligenza artificiale. Cos’è davvero, come funziona, che effetti avrà“ analizza proprio questo scenario dinamico in cui sonda la realtà aumentata. Usciamo dal ristorante, ci guardiamo e abbiamo capito una cosa: "I robot sono vicini a noi più di quanto si possa pensare e sono qui per rimanerci! Senza esagerare però... ".

Silvia Angelici

Andrea Pescari