REDAZIONE UMBRIA

Il "Sacco" di Burri fa il pieno in Cattedrale

L’opera del Maestro legata al convegno su San Francesco. Oggi ultimo giorno . per l’esposizione.

Il ’Grande Sacco’ del maestro Alberto Burri esposto nella Cattedrale di Città di Castello

Il ’Grande Sacco’ del maestro Alberto Burri esposto nella Cattedrale di Città di Castello

CITTÁ DI CASTELLO – Tantissime persone in questi giorni sono entrate in Cattedrale per ammirare l’esposizione del Grande Sacco di Burri. Il gigantesco Sacco, creato come scenografia per l’Avventura di un povero cristiano – Atto I dell’opera di Silone- ieri ha fatto a sua volta da fondale al convegno che analizzava un possibile parallelismo dell’opera di Burri con il messaggio di San Francesco attorno alla povertà. La Cattedrale per l’occasione era davvero gremita di persone intervenute al primo dei due appuntamenti in programma in questo fine settimana per le celebrazioni degli 800 anni delle Stimmate di San Francesco d’Assisi. Il titolo del convegno era "Francesco e Burri. Una povertà regale"; ne parlavano il vescovo monsignor Luciano Paolucci Bedini con il presidente della Conferenza Episcopale Italiana monsignor Nazzareno Marconi e Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri. Con loro il maestro Stefano Ragni, critico musicale, e fra Giuseppe Magrino maestro emerito della Cappella musicale della basilica di San Francesco in Assisi. "Lo spazio sacro della Cattedrale accoglie questo prezioso incontro che favorisce il confronto tra diversi linguaggi della cultura", ha detto il vescovo in apertura del convegno. Il professor Corà ha spiegato la genesi dei Sacchi di Burri, il loro valore simbolico e artistico mentre monsignor Marconi ha parlato del legame tra il territorio dell’Altotevere e San Francesco. Oggi ultimo giorno per l’esposizione del Sacco di Burri (dalle 9 alle 13 e dalle ore 15 alle 19) mentre alle ore 17 la Cattedrale ospita il concerto in onore dei Santi Patroni Florido e Amanzio, "Le Stimmate", oratorio per soli, coro e orchestra composto, nel 1997, da fra Magrino ed eseguito per la prima volta dalla Schola cantorum Abbatini e dall’orchestra instabile di Arezzo.