Bimba Landmann, quando è nata la sua passione per gli albi illustrati?
"Da piccola. Mi piaceva disegnare. La passione non si è mai spenta, anzi, si è alimentata".
Da dove è partita l’idea della trilogia?
"Le idee sono qualcosa di misterioso. Gli antichi dicevano che era una Musa che ci visitava, io credo esista un luogo impercettibile dove teniamo tutti i ricordi, le cose belle che abbiamo visto e tutto questo sta lì a cuocere e magari un giorno si sveglia in forma di idea".
Come è nato il protagonista della trilogia?
"Ho fatto qualche schizzo ed è “apparso“ in maniera prorompente ancora prima di scrivere la storia".
Che emozione prova mentre disegna le storie e poi quando le vede pubblicate?
"A volte le storie non arrivano subito e allora c’è ancora un’altra emozione: l’attesa. In genere soffro perché fatico ad aspettare le stagioni. Poi, quando arriva l’idea e comincio a disegnare, provo serenità, divertimento e giocosità come quando ero bambina. E quando viene pubblicata è una grandissima gioia".
Il messaggio delle sue opere?
"Mi piacerebbe che i libri di questa trilogia ispirino il lettore a compiere i propri viaggi interiori, le proprie scoperte in questi territori nascosti".
Tiziana Luciani, alle medie lei evitò le classi differenziali con un tema sulla parola “giallo”. Che cosa aveva scritto?
"Mi ricordo la paura che avevo di andare in quelle classi; devo ringraziare la professoressa Laura Piccardo che mi ha dato questa opportunità. Credo di aver parlato del sole, dei campi di grano, degli occhi dei gatti".
“Che forza”: qual è la sua parola eroica?
"Ne ho più di una: pazienza, costanza e anche desiderio di cambiamento".
Perché si interessa alla fragilità?
"La fragilità è ciò che ci fa diventare eroi. Noi diventiamo coraggiosi se abbiamo paura, quando affrontiamo sfide difficili scopriamo di avere risorse che non conoscevamo. Fragilità e forza sono collegate".
E’ difficile gestire le emozioni, che consiglio ci può dare?
"Disegnate, anche semplici segni che rappresentino le emozioni. Dobbiamo viverle senza timori: è come entrare in una grotta oscura, ci fa paura ma lì potremmo trovare dei diamanti luccicanti. Se disegni quello che hai nel cuore, quell’emozione esce, la puoi guardare e così diventa gestibile. L’arte-terapia ci aiuta a farlo. Quando soffriamo ci sentiamo soli; invece, lo scambio con altri è di grande sollievo. Quel segreto spigoloso che abbiamo nel cuore farà meno male!".