Il costo dei pacchetti vacanza al mare e in montagna, i libri di scuola e alcuni alimenti come il burro e il caffé, fanno ripartire l’inflazione a Perugia che resta comunque una tra le più contenute in Italia, rovesciando un trend che durava ormai da qualche anno. L’Ufficio di Statistica del Comune di Perugia che rileva i prezzi dei prodotti del paniere Istat nel territorio del capoluogo, spiega che il tasso annuale rispetto all’agosto del 2023, è cresciuto dello 0,7 per cento (a livello nazionale siamo al +1,1), mentre rispetto al mese scorso il calo è dello 0,1% (in Italia è cresciuto dello 0,2 per cento).
Ed ecco che ancora una volta il segno positivo più alto arriva dai viaggi estivi: i perugini ad agosto per andare in vacanza in Italia hanno pagato il 37,4% in più di un anno fa. Un pacchetto da una settimana che nel 2023 costava 1.500 euro – per fare un esempio –, quest’anno è arrivato a quota 2.000 euro. E all’estero poco meno: da 2.500 euro si è passati a oltre tremila (+ 23,2%). Se non è una stangata questa… Discorso simile per i traghetti: l’aumento mensile è stato del 33,8%. Incremento mensile importante per chi ha acquistato da Perugia voli nazionali e internazionali, cresciuti su luglio di circa 17 punti percentuali. L’altra amara constatazione delle famiglie perugine – come di quelle in tutta Italia – è stata sui libri di testo: + 4,9% rispetto a un anno fa, con l’impossibilità di passare un libro del figlio più grande a uno più piccolo di 2 o 3 anni, dato che la strategia di cambiare testi è all’ordine del giorno.
Poi ci sono sussulti mensili come burro (+4,8) o caffè (+3,7). Note positive dal costo dei carburanti scesi di circa il 2 per cento rispetto a luglio e tra il 5,5 e il 5,9 in confronto dell’agosto di un anno fa. L’Unione consumatori rileva come in testa alla classifica delle regioni più "costose", con un’inflazione annua a +2,1%, la più alta d’Italia tra le regioni, c’è il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 597 euro su base annua. Segue il Veneto, dove la crescita dei prezzi dell’1,3% implica un’impennata del costo della vita pari a 324 euro, terzo il Friuli (+1,3% e +308 euro). Le regioni migliori, il Molise (+0,1%, pari a +21 euro) e la Basilicata, +0,3%, +63 euro. L’Umbria è terz’ultima con + 166 euro e un tasso percentuale pari allo 0,7 per cento.