Inflazione, perdiamo 1.342 euro a testa

La stima di Cgia Mestre per gli umbri: il carovita ha eroso più di un miliardo dai conti correnti

Tasse

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Perugia, 13 luglio 2022 - L’inflazione è una tassa della peggior specie, perché colpisce soprattutto chi ha meno. In talune condizioni gli effetti che sprigiona sono ancor più preoccupanti; in particolar modo, quando si "abbatte" come una patrimoniale sui conti correnti. In un momento di difficoltà come questo, le famiglie pensano di avere il proprio gruzzoletto al sicuro; in realtà è solo un’illusione monetaria, poiché una parte dei risparmi è destinata a "evaporare".

Di quanto? A fare i conti ci ha pensato l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. In termini puramente teorici, infatti, in questo ultimo anno l’aumento dell’inflazione è costato agli umbri oltre un miliardo di euro. Come si giunti a questo risultato? Tenendo conto che in questi ultimi 12 mesi il tasso di interesse applicato dagli istituti di credito sui depositi bancari si è aggirato attorno allo zero e l’inflazione, invece, è cresciuta dell’8 per cento, a risparmi invariati, che al 31 dicembre scorso ammontavano complessivamente a 14 miliardi e mezzo di euro, il caro vita ha eroso la bellezza di 1,161 miliardi. Se questa dato si scompone per gli 865mila abitanti del Cuore verde, ecco che il conto salato ammonta a 1.342 euro per ogni umbro.

Come era prevedibile, a livello territoriale il costo più salato l’hanno pagato i risparmiatori delle regioni più ricche: in Lombardia la perdita di potere di acquisto è stata di 19,4 miliardi, nel Lazio di 9,3, in Veneto di 8,3 e in Emilia Romagna di 8,12 . Desta sicuramente molta sorpresa il risultato emerso dal confronto tra le macro aree geografiche del Paese. Se a Nordovest il prelievo è stato di ben 29,8 miliardi, nel Mezzogiorno invece ha raggiunto quota 22,8 miliardi; un dato, quest’ultimo, superiore ai 20,7 miliardi registrati nel Nordest e, ancor più, rispetto ai 18,8 miliardi riconducibili al Centro.

"Il pericolo che la nostra economia stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato – spiega la Cgia di Mestre –. Quest’ultimo è un termine ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una crescita economica molto bassa (se non addirittura negativa) si affianca un’inflazione molto elevata che provoca un aumento del tasso di disoccupazione. Un quadro economico che in tempi relativamente brevi potrebbe verificarsi anche in Italia. Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici – concludono gli esperti della Cgia – rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe raggiungere a breve le due cifre".