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Influenza nei bambini, ancora molti contagi (Foto di repertorio)
Perugia, 20 febbraio 2025 – “Ma ieri non avevi la febbre?” “La mamma mi ha dato la tachipirina ed è scesa”. Così il bambino è tornato a scuola ma ha il naso che cola e una tosse che si strozza. Intanto la maestra di sostegno di un Comprensivo perugino per oltre tre giorni ha dovuto tenere in braccio una bambina di prima elementare, che piangeva per il mal di testa e i dolori di pancia. “Abbiamo chiamato i genitori. Ma non ci hanno mai risposto”, si sfoga l’insegnante. Prosegue la polemica sul fenomeno dei figli con l’influenza mandati in classe dai genitori nonostante la febbre e i disagi che comporta.
Comportamenti che presidi e professori non hanno esitato a definire “egoistici e irresponsabili”, pur riconoscendo le difficoltà organizzative con le quali devono fare i conti le famiglie che lavorano e che non hanno aiuti esterni.
Si sa che un bambino con l’influenza, chiuso una mattinata negli spazi di quattro mura, spesso diventa una miccia che può innescare contagi a catena. Esagerazioni? Non la pensano così le maestre di una scuola alle porte della città. “Nel nostro Istituto c’è una collega ricoverata all’ospedale con la polmonite, altre a casa con la febbre. L’organico è decimato e se l’assenza non supera i dieci giorni nemmeno può essere sostituito da un supplente”. A risentirne dunque non è soltanto la salute della collettività ma anche la qualità della didattica.
In questi giorni, infatti, poco si fa nelle classi vista la diaspora di alunni e professori. I dirigenti però non hanno strumenti per arginare il problema. C’è chi pensa di fare una circolare da diramare alle famiglie, chi si rassegna e aspetta tempi migliori. Il bello è che spesso come si fa si sbaglia.
“Giorni fa - racconta stupita una nonna – siamo dovuti andare al pronto soccorso con il bambino perché il preside aveva chiamato l’ambulanza prima del nostro arrivo. Quando siamo andati a prenderlo c’è preso un grande spavento. Anche il bambino era molto turbato. E’ vero, aveva la temperatura molto alta, ma non ci saremmo aspettati questa decisione”. Già, ma forse molti non sanno che è il protocollo che lo prevede. La norma è chiara: in caso di febbre che supera i 39 gradi la scuola deve sollecitare l’intervento dei sanitari per evitare l’insorgere di eventuali complicazioni, come le convulsioni, ad esempio. Poveri bambini, lontani gli anni in cui a ogni febbre arrivava la nonna e la zia con i biscotti Lazzaroni, e i genitori a turno leggevano le avventure di Pinocchio per alleggerire la lunga, ovattata convalescenza.